
La sala interna, con le nuove regole, non è accessibile a tutti (foto di repertorio)
Legnano (Milano) - L’obbligo di esibire i Green pass prima di entrare al ristorante o a una mensa sta creando qualche problema non solo alle aziende ma anche agli organizzatori delle mensa dei poveri. Molte delle persone che si recano a pranzo in queste strutture sono infatti sprovviste di Green pass e, pertanto, non potrebbero usufruire di un servizio essenziale. "A dire il vero non abbiamo verificato i motivi per cui molti di loro non si sono dotati del pass. Non sappiamo se non vogliono vaccinarsi o solamente non hanno avuto l’opportunità, prima di oggi, di poterlo fare. Non è nostro compito primario indagare su questo – afferma Paolo Evalli, responsabile del servizio –. Quelli che hanno esibito il Green pass sono una ventina. Pertanto nell’impossibilità di organizzare un doppio servizio, abbiamo deciso di servire i pasti all’esterno della struttura, almeno sino a quando il tempo lo permetterà".
Gli ospiti – mediamente una cinquantina in questo periodo – vengono quindi serviti sui tavoli allestiti nel cortile dell’oratorio della parrocchia Santa Teresa. "Una sistemazione non del tutto nuova – afferma Evalli –. Già avevamo utilizzato questo spazio lo scorso anno quando, nel rispetto delle norme anti-contagio, avevamo predisposto venti postazioni in cortile, mantenendo le persone a debita distanza". La mensa dei poveri, a Legnano, è aperta da 18 anni. Nel tempo sono cambiati gli utenti bisognosi del servizio: dapprima erano solo immigrati e persone senza un alloggio. In questi ultimi anni sono aumentati gli italiani, persone che vivono un momento di difficoltà per la mancanza di lavoro o che soffrono per una separazione. Persone con storie e situazioni diverse alle spalle. Ci sono anche delle famiglie. Per usufruire del servizio bisogna iscriversi e ottenere un tesserino di riconoscimento.
«Non siamo fiscali, non controlliamo rigorosamente i dati che ci vengono indicati. Noi guardiamo alla persona, ai suoi bisogni. Ogni mattina – dice Evalli – non sappiamo quanta gente verrà a pranzo. Non ci sono prenotazioni. Sappiamo chi sono le persone che aiutiamo ma tra un giorno e l’altro ci possono essere dei cambi. In questo periodo ad esempio sono calati gli stranieri perché diversi sono tornati nei paesi d’origine". "Anche ad agosto non ci siamo fermati, grazie alla disponibilità dei nostri volontari, Ogni giorno ne abbiamo sette o otto che ci danno una mano per preparare il pranzo, distribuirlo e poi ripulire tutti gli spazi. E non è mai venuta meno anche da disponibilità delle derrate alimentari. È da diciotto anni che grazie alla Provvidenza diamo da mangiare alle persone che non possono permettersi un pranzo e siamo certi che andremo avanti su questa strada ancora per tanti anni".