FRANCESCO PELLEGATTA
Cronaca

Acqua contaminata dal Naviglio Grande: famiglie da otto mesi senza acqua

Robocchetto con Induno: la cascina di Malvaglio costretta a tenere i rubinetti chiusi

Francesco Oppi è "in guerra" col Consorzio Villoresi

Robecchetto con Induno (Milano), 24 febbraio 2019 - Una casa storica minacciata dalle acque del Naviglio. È l’allarme lanciato da Francesco Oppi, proprietario della Cascina Guado di Robecchetto, dimora che negli anni ha ospitato, tra gli altri, Mogol e Battisti, e oggi è sede della cooperativa culturale «Raccolto». Da giugno dell’anno scorso, Oppi e le altre sei persone che vivono nella casa sono costrette a bere, cucinare e lavarsi solo con le bottiglie di minerale, o al massimo servendosi alla casa dell’acqua di Robecchetto. 

Perchè? Il Naviglio penetra nel pozzo da cui attinge la cascina, inquinandolo; oltre a minare le fondamenta. Secondo il proprietario, il responsabile è solo uno: «Nel 2015 il Consorzio Villoresi ha danneggiato il pozzo e le sponde, proprio mentre interveniva per riparare gli argini fatiscenti da decenni – spiega Oppi -. Ora le infiltrazioni stanno compromettendo la struttura. Mi sono accorto di quanto successo l’anno scorso. Per fortuna prima usavo l’acqua del rubinetto solo per fare da mangiare, dopo averla bollita. In questi mesi ho mandato molte lettere ma c’è stato uno scaricabarile continuo. Mi hanno perfino detto che la cascina storica è troppo vicina al Naviglio. In pratica non dovrei esistere. Sono sconfortato e mi sento un cittadino di serie».

La cosa finirà con tutta probabilità in tribunale; Oppi ha già dato mandato ai suoi legali di citare in giudizio il Consorzio e pretende interventi di sistemazione delle strutture ammalorate, tra cui il tetto dell’edificio; oltre a riservarsi il diritto di chiedere un risarcimento. Mentre il Consorzio, che conosce bene la situazione, la vede in tutt’altro modo. Nella relazione tecnica dell’ente si sottolinea in primo luogo che la manutenzione sarebbe di competenza del privato; inoltre, all’epoca dei lavori, «il rivestimento in calcestruzzo dell’originaria sponda in ciottoli appariva in più parti distaccato, mentre per la restante parte era fortemente fessurato. Una tale situazione non garantiva certo l’impermeabilità».

Per il consorzio, l’acqua penetrava ben prima dei lavori. E sul pozzo: «A conferma che le opere realizzate non hanno influito sull’ inquinamento del pozzo... dalla realizzazione delle opere, sono trascorsi più di tre anni senza che si siano evidenziate tali problematiche». Infine la presenza della cavità, definita «opera non autorizzata», non era stata segnalata dal privato prima dei lavori.