La Via Crucis nei boschi. Sei stazioni antispaccio

A Castelveccana il parroco ha voluto declinare il rito sull’attualità. La cittadinanza ha recitato preghiere pensate contro la droga.

La Via Crucis nei boschi  Sei stazioni antispaccio

La Via Crucis nei boschi Sei stazioni antispaccio

di Lorenzo Crespi

Dalla frazione di Nasca fino alla strada verso Sant’Antonio, vicino ai boschi dello spaccio dove a febbraio ha perso la vita un 34enne marocchino. La Via Crucis di Castelveccana ha voluto dare un significato in più al rito religioso del Venerdì Santo. "La Via della Croce calpesta la via dello spaccio. L’indifferenza fa la differenza", sono state le parole scelte da don Luca Ciotti per lanciare un evento che ha coinvolto tutta la cittadinanza. E la risposta c’è stata: in tanti hanno percorso la strada nel buio della notte, illuminati solo dalla luce delle fiaccole e dalla speranza che il contributo di tutti possa arginare un fenomeno così diffuso tra queste valli. Sei le stazioni che hanno scandito la Via Crucis, per ognuna delle quali si è svolta una preghiera pensata sul tema dello spaccio.

"Non sopportiamo di essere in balìa di giovani assoldati per vendere morte", uno dei passaggi recitati dal celebrante e dal pubblico. Poi un messaggio indirizzato a chi vede cosa succede ma non agisce: "Sanno ma non muovono un dito, vedono ma non denunciano, toccano con mano ma se ne lavano le mani. C’è bisogno di una mano di tutti". Un invito a fare ciascuno la propria parte, alternato alla musica di tre canzoni di Giorgio Gaber, Jovanotti e Fabrizio Moro.

Tra i partecipanti anche il prefetto Salvatore Pasquariello, promotore di numerosi vertici istituzionali per porre un freno all’emergenza spaccio. "Tutti siamo concentrati sul tema e impegnati con la massima determinazione e con enormi energie – ha commentato – Un ulteriore, potente stimolo, dunque, per me e per ciascuno di noi, di ogni educatore istituzionale e sociale, per l’attività quotidiana di accompagnare i ragazzi e i giovani. Una carica eccezionale a fare di più e a fare meglio".

Quindi un appello da parte dei promotori destinato a Comuni, scuole, forze dell’ordine, associazioni e cittadini: "Non possiamo tacere perché non vogliamo essere complici". Tra le idee, quella di riprendersi i propri boschi: "Promuoviamo iniziative su queste montagne: c’è da occupare spazi per vivere al meglio il territorio".