La posizione controcorrente di Stefano Dell'Acqua a Legnano: "Salario minimo? La vera battaglia è il carovita"

Il sindacalista Stefano Dell'Acqua sostiene che il vero problema dei salari non è il salario basso, ma il potere d'acquisto diminuito nel tempo. Propone di lavorare su un patto sociale che coinvolga parti datoriali e sindacali per intervenire sulla parte normativa, fisco equo, previdenza ugualitaria e ammortizzatori.



La posizione controcorrente di Stefano Dell'Acqua a Legnano: "Salario minimo? La vera battaglia è il carovita"

La posizione controcorrente di Stefano Dell'Acqua a Legnano: "Salario minimo? La vera battaglia è il carovita"

Il salario minimo a 9 euro l’ora? Non serve a nulla. Stefano Dell’Acqua, sindacalista che a settembre lascerà la responsabilità locale della Uil e sarà sostituito da Luigi Tripodi, segretario regionale Uil Trasporti, non perde certo l’interesse per il mondo del lavoro con il venir meno del suo incarico e in questi giorni è intervenuto sulla questione del salario minimo con una posizione controcorrente.

Nella sua analisi ciò che realmente pesa sulla bilancia e che ha contribuito a creare situazioni sociali critiche, infatti, non è tanto il salario basso ma il potere d’acquisto diminuito a dismisura nel tempo. "Il salario minimo imposto per legge e fissato in 9 euro all’ora non serve – esordisce Dell’Acqua –. Anzitutto chi oggi lo propone è all’opposizione, ma fino a qualche mese fa era al governo e non si era mai posto il problema. Perché? Questione solo ideologica? Un’altra cosa poi: Giorgia Meloni coinvolge nel confronto il Cnel, il Consiglio nazionale dell’Economia e del lavoro dove vengono depositati i contratti che vengono sottoscritti tra le parti imprenditoriali e sociali. Parliamo di 900 contratti, che se sono stati accolti dobbiamo pensare che siano tutti regolari. Ma servono tutti questi contratti? E se questi contratti sono superiori, come livello medio, a quello europeo, che bisogno ci sarebbe di un intervento del Cnel?". Secondo Dell’Acqua non si tratta di una posizione antisindacale": "Non dico nulla di antisindacale – prosegue infatti –. Questa opinione non è attuale e l’ho espressa la prima volta in un convegno a Legnano nel 2019. Sono sempre più convinto che se dobbiamo intervenire in questo contesto, bisogna farlo su altri aspetti: il vero problema degli stipendi non è il salario basso, ma il potere d’acquisto troppo diminuito nel tempo".

"Interveniamo sulla parte normativa e parliamo piuttosto di un fisco equo, di una previdenza ugualitaria, degli ammortizzatori, delle detrazioni che fanno parte della busta paga. Lavoriamo sulle differenze, attraverso un patto sociale che coinvolga parti datoriali e sindacali".