Inveruno: ferito a coltellate in una lite, pusher si lancia dal balcone per scappare

Nordafricano in fin di vita. Arrestato con l'accusa di tentato omicidio un uomo di 40 anni

Forze dell'ordine sul luogo dell'accoltellamento

Forze dell'ordine sul luogo dell'accoltellamento

Inveruno - Una lite furibonda, le urla, il sangue, un uomo che giace agonizzante a terra in una pozza di sangue dopo essere volato giù dal balcone. È quanto sentono e vedono gli inquilini del palazzo di nove piani, che tutti a Inveruno chiamano il "grattacielo", nel giro di pochi, concitati minuti intorno alle due del pomeriggio. È l’epilogo di una lite finita a coltellate che si è consumata sul pianerottolo del primo piano del condominio di via Palestro, a nemmeno cento metri dal municipio. Ad affrontarsi – secondo quanto è stato appurato dai carabinieri della Compagnia di Legnano – un uomo noto alle forze dell'ordine, tossicodipendente, agli arresti domiciliari per un borseggio, e uno spacciatore maghrebino. Lo scenario sembrerebbe essere quello del "classico" regolamento di conti: il marocchino si presenta alla porta di casa del cliente per reclamare del denaro. Quel che poi accade, quando i due iniziano ad affrontarsi, è un’escalation prima di parole e poi di coltellate. Rissa che i militari dell’Arma, con il supporto della Scientifica, sono riusciti a ricostruire in ogni suo tassello solo in serata.

Lo scenario, dunque, è quello del "colpo di testa" da parte del tossicodipendente che, armato di coltello, inizia a colpire il maghrebino con una decina e più di fendenti in varie parti del corpo. Dalla testa, al petto, alla schiena. I due più letali raggiungono il 35enne a un polmone, perforandolo, e alla mandibola. Il pusher tenta allora di scappare all’aggressione e per salvarsi, per così dire, si lancia dal primo piano. Quando arrivano i soccorsi – ambulanza della Croce Azzurra, elisoccorso e automedica – è riverso sull’asfalto del cortile interno in fin di vita. L’elicottero del 118 lo trasporta al San Gerardo di Monza, dove viene subito portato in sala operatoria. In condizioni così gravi che anche dopo l’intervento la prognosi rimane riservata.

I carabinieri iniziano a interrogare il 41enne. Si giustifica sostenendo di "conoscere" sì il maghrebino, ma di non essere responsabile delle coltellate. Che il pusher si sarebbe dunque inflitto da solo. Una ricostruzione che appare poco credibile. È anche vero, però, che – almeno nei primi momenti – l’arma non si trova. I militari incalzano così il feritore. Alla fine spunta anche il coltello sporco di sangue, che viene subito sequestrato. L’epilogo della vicenda è di quelli noti. Il quarantenne viene portato in caserma a Cuggiono. È dichiarato in arresto. Dovrà rispondere di tentato omicidio, e oggi incontrerà il suo avvocato.