GIOVANNI CHIODINI
Cronaca

Il percorso della memoria. Nella cascina dei partigiani la targa ricorda Luigi Crespi

Inaugurato un ulteriore luogo-testimonianza della Resistenza nell’Alto Milanese. Nel 1945 il sedicenne cadde sotto il fuoco dei tedeschi tra Mesero e Casate.

Alla cerimonia di ieri anche la sorella di Luigi che all’epoca aveva due anni

Alla cerimonia di ieri anche la sorella di Luigi che all’epoca aveva due anni

Il "percorso della memoria diffusa", che ricorda i luoghi e i personaggi che hanno caratterizzato la Resistenza nell’Altomilanese, si è arricchito ieri pomeriggio di un altro luogo-testimonianza. Una targa, con il ricordo di quanto accadde in quel luogo, è stata posizionata alla Cascina Crespi, una residenza rurale da anni abbandonata, lungo l’antica strada che porta da Mesero a Casate.

La cascina era stata una delle basi della Brigata Gasparotto, i “Fazzoletti azzurri“, partigiani vicini al mondo cattolico con base operativa a Cuggiono. Ambrogio Crespi ospitava alcuni di loro. Tra questi anche Marcel, un alsaziano. Nella notte tra il 24 e il 25 febbraio 1945 il sedicenne Luigi Crespi, figlio primogenito di Ambrogio, con Marcel e l’arconatese Peppino Stefanoni, si recò a Castano per recuperare armi. Sulla strada verso casa incrociarono una pattuglia di militari tedeschi: nel conflitto a fuoco il giovane Crespi rimase ucciso, mentre Marcel e Stefanoni riuscirono ad allontanarsi, cercando di tornare alla cascina per informare i parenti.

Luigi Crespi venne identificato dai documenti che aveva addosso. Il ritorno dei partigiani fu preceduto dall’arrivo in cascina di una squadra di fascisti della Brigata Nera di Legnano che saccheggiarono e minacciarono di incendiare tutto. La rabbia si placò quando trovarono una cartelletta con tesserini dei partigiani. Nessun nome ma solo volti, tanto bastò per individuare quasi tutta la cellula: nella stessa notte furono eseguiti undici arresti.

Tutti furono condotti, nel pomeriggio del giorno successivo, vicino al muro del cimitero di Castano, dove un ufficiale tedesco scelse tre ragazzi e li fece fucilare. Tutti gli altri furono deportati. Alla cerimonia di ieri era presente la sorella di Luigi, Paola, che all’epoca aveva solo due anni, il sindaco Davide Garavaglia, l’Anpi locale e un buon gruppo di cittadini.

Giovanni Chiodini