
Alla cerimonia di ieri anche la sorella di Luigi che all’epoca aveva due anni
Il "percorso della memoria diffusa", che ricorda i luoghi e i personaggi che hanno caratterizzato la Resistenza nell’Altomilanese, si è arricchito ieri pomeriggio di un altro luogo-testimonianza. Una targa, con il ricordo di quanto accadde in quel luogo, è stata posizionata alla Cascina Crespi, una residenza rurale da anni abbandonata, lungo l’antica strada che porta da Mesero a Casate.
La cascina era stata una delle basi della Brigata Gasparotto, i “Fazzoletti azzurri“, partigiani vicini al mondo cattolico con base operativa a Cuggiono. Ambrogio Crespi ospitava alcuni di loro. Tra questi anche Marcel, un alsaziano. Nella notte tra il 24 e il 25 febbraio 1945 il sedicenne Luigi Crespi, figlio primogenito di Ambrogio, con Marcel e l’arconatese Peppino Stefanoni, si recò a Castano per recuperare armi. Sulla strada verso casa incrociarono una pattuglia di militari tedeschi: nel conflitto a fuoco il giovane Crespi rimase ucciso, mentre Marcel e Stefanoni riuscirono ad allontanarsi, cercando di tornare alla cascina per informare i parenti.
Luigi Crespi venne identificato dai documenti che aveva addosso. Il ritorno dei partigiani fu preceduto dall’arrivo in cascina di una squadra di fascisti della Brigata Nera di Legnano che saccheggiarono e minacciarono di incendiare tutto. La rabbia si placò quando trovarono una cartelletta con tesserini dei partigiani. Nessun nome ma solo volti, tanto bastò per individuare quasi tutta la cellula: nella stessa notte furono eseguiti undici arresti.
Tutti furono condotti, nel pomeriggio del giorno successivo, vicino al muro del cimitero di Castano, dove un ufficiale tedesco scelse tre ragazzi e li fece fucilare. Tutti gli altri furono deportati. Alla cerimonia di ieri era presente la sorella di Luigi, Paola, che all’epoca aveva solo due anni, il sindaco Davide Garavaglia, l’Anpi locale e un buon gruppo di cittadini.
Giovanni Chiodini