REDAZIONE LEGNANO

Grazioli scommette sul futuro Fra poco una succursale a Milano

Il panificatore legnanese: "Sarà un negozio di quartiere e dovrà essere sostenibile"

"Ho smesso di ascoltare il telegiornale, ho deciso che mi sarei aiutato da solo". Nicolò Grazioli, 29 anni, ha fatto del pane la propria vita e del coraggio la propria cifra. Ha deciso, in piena pandemia, di aprire un negozio di a Milano, oltre ai due già attivi a Legnano, e di creare occupazione. “Ambasciatore del gusto”, citato nella guida del Gambero Rosso con il massimo riconoscimento dei “tre pani”, Grazioli incarna la capacità di intravedere un futuro: "Apriremo un panificio Grazioli in via Poliziano 13 a Milano, a 50 metri dalla fermata della metro lilla Gerusalemme. In una zona prettamente residenziale, per rispettare l’idea di negozio di quartiere che vuole andare a integrarsi con il tessuto sociale già esistente e offrire un servizio non presente nel rione".

Grazioli, a quando l’alzata della saracinesca?

"Intorno alle prime due settimane di febbraio".

Quante persone vi lavoreranno?

"Punteremo a rimettere al lavoro tutti i dipendenti cassintegrati, circa 5. Una volta che il mercato dei ristoranti ripartirà, stimiamo di dare lavoro ad almeno altre 2 commesse. Gli orari d’apertura saranno dalle 7.30 fino alle 14. Valuteremo se aprire nel pomeriggio".

Ha optato per mobili ”green“...

"L’arredamento in parte è riciclato, in parte proviene da una azienda del territorio, privilegia legno ferro e marmo, abbiamo scelto materiali naturali. Tutto il legname proviene da campi di alberi appositamente piantati per fornire legno per arredo".

Sarà un negozio di circa 30 metri quadri.

"Abbiamo deciso di acquistarne le mura perché crediamo nel territorio a lungo termine. Voglio una rivendita di pane il più possibile sostenibile: sia dal punto di vista del prodotto, con lievito madre e farine principalmente bio, sia da quello economico e sociale e quindi che incentivi l’attività di quartiere".

Quanto è costato, psicologicamente, maturare una decisione così audace?

"Il 2020 è stato un anno difficilissimo: complice la chiusura dei ristoranti abbiamo perso circa il 60% del nostro fatturato annuo. Ci siamo fatto carico di tutta la cassa integraszione sperando in aiuti concreti, che non sono mai arrivati. Così ho smesso di ascoltare la televisione, ho fatto appello alle mie sole forze, senza chiedere aiuti". Silvia Vignati