Un caso complesso e delicato. A 11 anni abusata dal vicino di casa è diventata mamma nell’età in cui c’è il bisogno ancora di sentirsi bambina. Una drammatica vicenda emersa nei giorni scorsi con la condanna a dieci anni di carcere del giovane di 27 anni, l’orco responsabile della violenza. "È un caso che ancora una volta invita ad approfondire la tematica dell’infanzia violata, del reato ai danni di un minore e al trauma che ne consegue – dicono la dottoressa Alessandra Milani, responsabile educativa e il dottor Luigi Baggio, psicoterapeuta e coordinatore genitoriale della onlus “Progetto Pollicino“ di Busto Arsizio, che si occupa dell’accoglienza di minori allontanati temporaneamente dalle famiglie –. Nella vicenda della bambina i genitori non avevano colto segnali fino alla scoperta della gravidanza, nel momento del ricovero in ospedale per dei dolori addominali. Sembra a prima vista incredibile che non ci accorga di nulla, ma è difficile per un genitore cogliere i segnali di un abuso ai danni del loro figlio: le conseguenze sono le più disparate, c’è chi inizia a mostrare comportamenti distruttivi, ma c’è anche chi diventa iperperformante, chi si chiude in se stesso e inizia ad assumere comportamenti adultizzati".
"C’è un aspetto su cui vorremmo portare l’attenzione, già durante il periodo dopo la messa in protezione del minore, ed è la tematica del “prendersi cura“: occorre prendersi cura non solo del minore vittima di abusi, affinché possa superare l’evento traumatico, guarire la frattura emotiva profonda che rischia di minare la sicurezza, il senso di stabilità, l’identità e la sicurezza di chi lo ha subito; ma anche dei familiari che a loro volta vivono, insieme al dolore per quanto occorso, un senso profondo di inefficacia e fallimento come genitori, per non essere riusciti a cogliere i segnali dell’abuso e a proteggere adeguatamente il proprio figlio, come purtroppo succede, anche da familiari e conoscenti. Quindi occorre che la rete dei servizi di prossimità all’infanzia non si dimentichi del “trauma nel trauma“ e cioè quello vissuto dalla famiglia del minore abusato".
La bambina, abusata dal ventisettenne vicino di casa, è stata allontanata dalla famiglia e accolta in una comunità e sta affrontando un delicato e complesso percorso psicologico che richiederà tempo. Solo di recente ha ripreso i contatti con i genitori. "Nel caso della bambina diventata mamma a 11 anni – sottolineano Alessandra Milani e Luigi Baggio – ci sono le cicatrici del corpo, quelle di un parto cesareo avvenuto troppo presto e le ferite interiori. Non si potrà cancellare né il trauma né l’abuso, ma ciò che può cambiare è il vissuto della persona traumatizzata nel ricordo di essi, giungendo nel tempo e con il supporto di figure specialistiche a una progressiva desensibilizzazione nei confronti del ricordo dell’evento traumatico".