
Delpini a Mesero
Mesero (Milano) 28 gennaio 2018 - L’arcivescovo Mario Delpini ha celebrato una messa questo pomeriggio in un santuario della famiglia stipato di folla, in occasione della festa diocesana della famiglia. Delpini ha così risposto all’invito che gli è stato formulato dagli operatori del Centro Aiuto alla Vita di Rho, Magenta e Abbiategrasso. Con Delpini all’altare il decano don Salvioni e il rettore del santuario don Masperi. Nell’omelia Delpini ha parlato di famiglia e di bellezza della vita in un tempo in cui si è smarrito il senso di famiglia e il senso della vita “dobbiamo compiere un passo oltre quello che è immediatamente disponibile, cioè il buon senso non basta per celebrare la festa della famiglia.
Gli argomenti della convenienza, i sentimenti non bastano a celebrare la festa della famiglia”. “Per considerare la vita come un dono, sempre, è necessario che noi entriamo in comunione con colui che ha vinto il nemico della speranza, con colui che ha condiviso la nostra condizione precaria e l’ha glorificata, e ha rivelato che la vita è una vocazione di Dio e che Dio se ne prende cura”. L’arcivescovo ha invitato i cristiani ad andare oltre l’immediatezza, oltre le statistiche che dichiarano la fragilità delle famiglie e la povertà delle nascita e le difficoltà delle vita. “Quali sono i fondamenti di una visione cristiana della famiglia e della vita?” si è chiesto l’arcivescovo. Una domanda alla quale ha dato tre indicazioni.
“La prima attenzione è essere al dono di una fraternità nuova: Gesù non si vergogna di essere nostro fratello o sorella. Dobbiamo affidarci a lui. Il percorso per andare oltre si svolge nella quotidianità. Ci viene chiesta una vita ordinaria non di grandi eroismi, praticare l’arte del gesto, minimo di quella capacità semplice di salutarci, di sorridere, di volerci bene, di perdonarci, di aiutarci l’uno con l’altro”. “Il terzo punto consiste nell’aprirci gli orizzonti di Dio per comprendere che la nostra vita è chiamata ad una vocazione santa”. Gianna Beretta Molla, a cui è dedicato il santuario diocesano della famiglia, è testimone di questo percorso. “Gianna ha vissuto in intima amicizia con Gesù la sua vita quotidiana nella famiglia e nella professione – ha concluso Delpini -. Ha sempre avuto attenzione alla chiamata con cui Dio l’ha portata alla santità”.