Sette mesi di detenzione (cinque in carcere e due ai domiciliari) e un’azienda persa: è successo a Erminio Diodato, imprenditore di Vergiate, arrestato ingiustamente nel 2020 e assolto l’anno dopo dall’accusa di spaccio di droga. Assistito dall’avvocato Daniele Galati, che ha trovato le prove che lo hanno scagionato dalle accuse, Diodato ha ottenuto un risarcimento dallo Stato pari a 60mila euro, come ha deciso la Corte d’Appello di Milano accogliendo la richiesta per l’ingiusta detenzione. Certo non quanto era stato chiesto, "ma almeno abbastanza per ricominciare, visto che il mio assistito ci ha rimesso un’attività da 240mila euro l’anno. La richiesta risarcitoria era intorno al mezzo milione", afferma Galati. "Ho perso tutto ciò per cui ho lavorato una vita - spiega Diodato - Quando sono stato chiamato non ho nemmeno voluto contattare l’avvocato: sapevo di non aver fatto nulla di male. È stato tutto doloroso e surreale, come se parlassero di un’altra persona". I poliziotti avevano trovato, da telefonata anonima, due chili di cocaina e una pressa che, secondo gli inquirenti, sarebbe servita per confezionare i panetti in un deposito della società di Diodato. Per lui sono scattate le manette così come per un albanese di 43 anni che ha subito confessato di essere il solo responsabile per la droga, scagionando Diodato che è comunque rimasto in carcere.
CronacaCinque mesi in carcere. Imprenditore innocente risarcito con 60mila euro