
Con la sentenza che ha confermato la condanna di Laura Taroni a trent’anni di reclusione per gli omicidi del marito, Massimo Guerra, e della madre, Maria Rita Clerici, i giudici della seconda Corte d’Assise d’appello di Milano hanno assolto con formula piena perché il fatto non sussiste Claudio Borgio, all’epoca responsabile del servizio infermieristico dell’ospedale di Saronno. Rispondeva di omessa denuncia come componente della commissione nominata per verificare l’operato di Leonardo Cazzaniga al pronto soccorso.
Borgio, assistito dall’avvocato Paolo Della Sala, non aveva, secondo i giudici milanesi, "alcuna esperienza clinica operativa, non essendo un infermiere di reparto" ma un manager. Non era in grado di desumere la notizia di reato "dalla mera consultazione dei verbali del pronto soccorso". Un medico specialista sarebbe stato in grado di farlo, una figura professionale come quella di Borgio non lo era. Era stato lo stesso Borgio a scrivere, nella relazione finale, "di non ritenere possibile esprimere personalmente riguardo ai casi esaminati (di pazienti deceduti - ndr) un giudizio riferito alla correlazione fra terapie praticate ed eventuali conseguenze per la vita del paziente". G. Mor.