La crisi del basket a Cantù: "Cantucky" chiede cuore e rispetto

Pochi storicamente gli investitori nonostante una storia gloriosa

Milano, 16 novembre 2018

DOMANDA

Per chi come me è cresciuto tifando sugli spalti ricavati con tubi Innocenti è stato un fulmine a ciel sereno. Che Cantù corra il rischio di vedere cancellati i diritti sportivi e di sparire dalla massima serie del basket italiano è quasi cosa incredibile. Non so se quella del presidente Gerasimenko sia mossa strategica solo per aggirare questioni che ha in Russia, di sicuro la squadra non può pagarne le conseguenze. Se per anni è stata un vanto per i canturini, speriamo che qualcuno si faccia avanti e rilevi le quote.

Maurizio, Como

RISPOSTA

La chiamavano Cantucky, un canestro da basket in ogni cortile, un college che richiamava ragazzi da tutta Italia e una squadra che non solo conquistava scudetti, ma in Europa era diventata regina. Un’epopea scandita dalla passione del sciur Allievi, presidente per quarant’anni, rincorrendo il sogno di un grande palazzetto che si è trasformato in un incubo (ventisette quelli sprecati per il Palababele) mentre il basket cambiava, inesorabile, e le squadre diventavano un crogiolo di giganti con qualche italiano a referto. Pure in questa trasformazione Cantù era riuscita a restare nella fascia alta e a togliersi qualche soddisfazione. Ma il problema dei danée era sempre lì, in agguato. Pochi gli investitori, tanto è vero che a reggerne le sorti è arrivato un russo, che ora cede il pacchetto delle azioni. Cantucky diventerà l’“isola che non c’è” del basket italiano? Speriamo non sia così, che qualcuno si faccia avanti per scrivere nuove avventure.