Valmadrera, l'Husqvarna si ferma: 102 operai a rischio

Il gruppo svedese ordina lo stop della produzione, raffica di esuberi

Husqvarna si ferma

Husqvarna si ferma

Lecco, 28 maggio 2019 -Tutto tace e l’aria è cupa come il cielo all’Husqvarna di Valmadrera, dove da venerdì la produzione di tosaerba si è improvvisamente interrotta. La doccia fredda era arrivata nell’incontro organizzato in Confindustria tra l’azienda e i rappresentanti sindacali durante il quale il gruppo svedese ha comunicato l’intenzione di chiudere la produzione dei tosaerba Mc Culloch, marchio considerato non più redditizio per lasciare a Valmadrera solo la commercializzazione di un altro marchio, Gardena Italia. Questo significa che il 70-80% degli attuali 102 dipendenti non rientra più nei piani aziendali. La risposta dei lavoratori è un presidio permanente fuori dai cancelli deciso al termine dell’assemblea di ieri mattina.

«Vogliamo coinvolgere le istituzioni, a cominciare dal Comune di Valmadrera - spiega Fabio Anghileri (Fiom Cgil Lecco) - perchè la situazione è davvero preoccupante». La conferma arriva anche da Pier Angelo Arnoldi (Fim Cisl Monza Brianza Lecco). «Ci aspettavamo delle riduzioni ma non in questi termini. Si era parlato del 50% della forza lavoro ma qui siamo oltre, senza contare che gli attuali capannoni mal si prestano a una solo gestione commerciale».

Nessuno lo dice apertamente ma la sensazione è che si voglia chiudere tout court lo stabilimento di Valmadrera, dove peraltro la situazione non è facile da anni con parecchi accessi alla cassa integrazione per far fronte ai cali stagionali. I problemi sono cominciati in realtà nel 2008 quando Husqvarna, entrata due anni prima nella galassia Electrolux, decise di delocalizzare parte della produzione all’estero lasciando quella dei soli tosaerba Mc Culloch a Valmadrera dove invece prima si facevano anche prodotti per il “bianco” il settore delle lavastioglie. Questo portò a circa sessanta esuberi, che però vennero gestiti anche grazie agli ammortizzatori sociali. Adesso invece il futuro appare decisamente più nero. «Alla drammaticità dell’evento in sè - spiega uno dei rappresentanti delle Rsu - si aggiunge il dato anagrafico: l’età media di noi lavoratori è cinquant’anni, troppo vecchi per trovare un nuovo posto e troppo giovani per la pensione. E il job’s act non aiuta di certo».