"Volevo che Simba fosse umiliato Non credevo finisse nel sangue"

Barbara Boscali interrogata in carcere dov’è accusata di tentato omicidio per l’assalto all’ex fidanzato La Rue

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TREVIOLO (Bergamo)

di Francesco Donadoni

Ha scelto di parlare. Barbara Boscali, in arte Bibi Santi (nella foto), ha deciso di rispondere al giudice Lucia Graziosi durante l’interrogatorio in carcere, dove si trova da venerdì con l’accusa di tentato omicidio per la feroce aggressione al suo fidanzato, omai ex, Simba La Rue, un agguato in piena regola avvenuto a Treviolo la notte del 16 giugno. Con la Boscali sono state arrestate altre quattro persone, compreso chi ha materialmente accoltellato Simba.

Un agguato che si inserisce in quella faida in atto da tempo tra trapper, in particolare tra il gruppo di La Rue e quello legato al musicista padovano Baby Touché. Assistita dagli avvocati d’ufficio Federica Mologni e Michele Cesari, Bibi Santi ha ripetuto quanto aveva detto ai carabinieri, che comunque l’avevano sotto intercettazione, quando si era presentata spontaneamente. E cioè che era convinta che quella sera Simba La Rue lo avrebbero solo “bullizzato“ e non credeva che potesse finire nel sangue. "Volevo solo che Simba venisse umiliato un po’ visto che mi continuava a umiliare". Sulla richiesta di misura, il gip non ha ancora sciolto la riserva. Stamattina nel carcere milanese di San Vittore si svolgerà l’interrogatorio di Francesco Meneghetti, uno dei cinque arrestati dai carabinieri della Sezione operativa della Compagnia di Bergamo, difeso dall’avvocato Michele Cinquepalmi. E nei prossimi giorni sarà sentito anche Samir Benskar, 19 anni, padovano, considerato dagli investigatori l’altro mandante dell’accoltellamento. Era stato arrestato sabato a Malpensa: tornava da Ibiza. Ora si trova nel carcere di Busto Arsizio, difeso dall’avvocato Rocco Lombardo.

L’inchiesta della Procura di Bergamo non è ancora conclusa: si stanno effettuando verifiche su altre persone che la sera del 16 giugno erano a Treviolo. Il gruppo era più numeroso. Sui social, dopo l’aggressione a La Rue, i commenti avevano il tono di una “bravata“ che mal si concilia con l’agguato, come poi è stato ricostruito.