Due giovanissimi fratelli hanno quasi ammazzato di botte un commerciante e picchiato a sangue altri quattro clienti che lo hanno difeso. Sono stati arrestati entrambi e ora sono ai domiciliari. Li hanno identificati e ammanettati i poliziotti della Mobile. A inizio novembre due fratelli sulla ventina d’età - due italiani originari dell’Albania che abitano in città - hanno aggredito il titolare di un take away etnico di piazza V Reggimento Alpini di Lecco. Sembra che lui li avesse invitati a smetterla di infastidire gli altri clienti e poi ad uscire e andarsene dal loro locale perché stavano importunando tutti, forse perché ubriachi o magari perché sotto l’effetto di qualche sostanza. I due fratelli non l’hanno presa affatto bene e lo hanno assalito con una violenza inaudita con calci, pugni, continuando a infierire anche una volta che è stramazzato a terra esanime. Si sono scagliati pure contro almeno altri 4 avventori che hanno provato a fermarli. Per fortuna a bloccare la mattanza sono arrivati sulla loro pantera a sirene spiegate gli agenti della Volanti, che hanno impedito ai due fratelli di proseguire oltre. Se non fossero intervenuti in tempo e non avessero allertato i sanitari di Areu, che lo hanno soccorso e poi trasferito d’urgenza in ospedale all’Alessandro Manzoni dove è stato operato, probabilmente il kebabbaro sarebbe morto dissanguato. Oltre a riportare ferite e traumi in faccia, sulla schiena e sul torace, i due gli hanno infatti provocato una grave emorragia interna e spaccato la testa, provocando un danno visivo transitorio per un’ischemia della corteccia cerebrale.
"Se non fosse stato sottoposto a un intervento chirurgico immediato sarebbe probabilmente deceduto", confermano gli operatori sanitari. Inizialmente i due sono riusciti a dileguarsi, ma gli investigatori della Mobile li hanno poi identificati e, in meno di una ventina di giorni, sono riusciti ad ottenere un mandato di cattura, con un’ordinanza di misura cautelare ai domiciliari. Si teme infatti possano comportarsi di nuovo allo stesso modo. "Come già in occasione di altre indagini è stata essenziale la collaborazione dei cittadini che, testimoni dell’aggressione, hanno fornito un contributo fondamentale", spiegano dalla questura di Lecco.