Vernice rossa sul logo all’ingresso dell’azienda lecchese Fiocchi Munizioni, che produce materiale bellico: l’incursione è avvenuta sabato alle 11 in via Santa Barbara, e sarebbe stata organizzata, secondo quanto accertato dalla polizia di Stato, su iniziativa di attivisti delle campagne Palestina Libera e Ultima Generazione. Gli agenti hanno identificato due attivisti ritenute responsabili del gesto, cui ha fatto seguito l’accensione di un fumogeno all’ingresso della fabbrica, a scopo dimostrativo.
Si tratta di un trentenne di Civitavecchia e di un ventinovenne di Como, mentre è riuscita a scappare, sottraendosi all’identificazione, la terza partecipante all’incursione. Gli attivisti hanno inoltre esposto uno striscione con scritto “Palestina Libera“.
"La protesta – spiegava una nota firmata “Luca Ultima Generazione“ – mira a esporre l’azienda che ha continuato a produrre e fabbricare materiale bellico per i militari israeliani ignorando il genocidio in corso in Palestina. Noi qui oggi prendiamo totale responsabilità delle conseguenze legali del nostro atto di protesta. E chiediamo che il nostro Governo prenda le proprie responsabilità come complice di un genocidio e per aver violato la nostra Costituzione".
Per contro il presidente del Cda della Fiocchi Munizioni, Stefano Fiocchi, ha subito replicato con una smentita: "Noi ci siamo dal 1876 e certo non facciamo cioccolatini. Produciamo proiettili per il tiro, per la caccia e per le forze dell’ordine ma solo nell’ambito della sicurezza. Israele per le munizioni ha una propria fabbrica, e se deve comprare, compra dagli Usa. I rapporti con Israele sono limitati a un nostro distributore che ci rappresenta, ma sempre per scopi civili, per i privati. Prendersela con noi non ha senso".