
Virginio Brivio e alla sua destra Gianmario Fragomeli
Lecco, 8 febbraio 2020 - La nuova torre del vecchio tribunale passa in comodato d’uso dal Comune di Lecco al Ministero di Grazia e Giustizia. In soldoni significa che il Giudice di Pace, gli uffici dell’Unep, la sede dell’ordine degli avvocati e gli archivi dello stesso tribunale potranno traslocare dall’attuale sede provvisoria di corso Promessi Sposi nella nuova struttura ultimata da poco tempo, un primo passo insomma verso il definitivo ritorno nel vecchio palazzo di via Nullo.
«Stiamo tagliando un importante traguardo", conferma il sindaco Virginio Brivio che purtroppo non potrà vedere risolta una delle tante “grane“ ereditate dalla sua amministrazione. Dieci anni di governo della città non sono bastati per mettere la parola fine a quella che lo stesso Brivio definisce "l’operazione tribunale", nemmeno si trattasse di un blitz delle forze speciali per liberare cittadini rapiti. Non è così però poco ci manca perché ormai sono tredici anni che si briga e si disfa dalle parti di via Nullo, e anche di più se si contano i lavori di piazza Affari, altra ferita che per anni ha tenuto in scacco la città tra fermi cantiere, fallimenti di aziende e lungaggini burocratiche. La cessione in comodato d’uso al Ministero è una quindi un buon passo in avanti "in attesa di ultimare l’ultimo e decisivo lotto, il cosidetto “Palazzo Cereghini“ - spiega Brivio - sede storica del tribunale e progetto finanziato in fase di appalto". E qui arriva un’altra buona notizia da Roma dove l’onorevole Gianmario Fragomeli (Pd) ha fatto un altro gol: "Grazie all’approvazione di un mio emendamento al Decreto Milleproroghe, il Comune di Lecco avrà tempo fino al 2021 per avviare i lavori destinati al completamento del secondo e ultimo lotto del Tribunale e scongiurare così la revoca del finanziamento di quattro milioni di euro già stanziato".
Un doppio successo che, alla luce di quanto ci si è lasciati alle spalle, porta il sindaco Brivio a constatare che "abbiamo fatto il nostro dovere e nulla di più, ma un dovere che oggi costa attenzione, tenacia, conoscenza, perché è inutile far finta di nulla ed è meglio manifestare, anche per i successori, che le procedure e l’iter complessivo delle cosiddette pratiche è complesso e, spesso, complicato". «Nessun alibi, sia chiaro ma il ritardo di questo o quell’intervento, certamente un quadro politico incerto e la burocrazia imperante, sono un’attenuante per chi si trova a gestire la cosa pubblica". Quasi un lascito biografico al suo successore a cui Brivio ricorda che "il mestiere di sindaco è arduo e non ammette pause, né di tempo né di disgressioni fuori dal tema e dal palazzo".