A Varenna si celebra il 73esimo anniversario dell'eccidio di Fiumelatte

L'8 gennaio 1945 alla Montagnetta vennero fucilati sei partigiani

Un'immagine della commemorazione dell'eccidio

Un'immagine della commemorazione dell'eccidio

Varenna (Lecco), 8 gennaio 2018 – L'8 gennaio 1945 sei partigiani vennero passati per le armi dai nazifasciti alla Montagnetta di Fiumelatte di Varenna. Erano Carlo Bonacina, Giuseppe Magni, Virginio Panzeri tutti e tre di 24 anni di Lecco, Ambrogio Inverni di 31 di Bellano, Domenico Psut di 23 di Mandello del Lario e Carlo Rusconi di 25 anni di Vendrogno, tutti della 55° Brigata Garibaldi Fratelli Roselli. Nel 73esimo anniversario della loro fucilazione, i soci dell'Anpi del comitato provinciale di Lecco e del Lario Orientale hanno celebrato una commemorazione. Hanno partecipato alla cerimonia il sindaco di Varenna Mauro Manzoni, di Mandello Riccardo Fasoli, il vice sindaco di Bellano Thomas Denti, il vice presidente di Villa Locatelli Giuseppe Scaccabarozzi, il consigliere comunale di Lecco Bruno Biagi e i rappresentati dei circoli Libero Pensiero e San Pio X.

Il sindaco di Varenna ha anche ricordato il settantesimo dall'entrata in vigore dalla Costituzione italiana. “E' proprio questo il luogo ideone per ricordare che una base di largo consenso, nonostante i dibattiti assai vivaci lungo il corso di tutti i lavori e gli antagonismi che dividevano allora il Paese, portò a una votazione finale del testo dalla Costituzione che raggiunse quasi il 90% dei componenti dell'Assemblea costituente. Diciamo con forza che la Costituzione è nata grazie al sangue versato da questi resistenti per la libertà. Qui a Fiumelatte ne abbiamo una testimonianza viva e nondistante da noi. Abbiamo il dovere di vigilare ogni giorno, incominciando dalle Istituzioni, perché ogni rigurgito fascista o para-fascista sia sradicato, in primis culturalmente, dalla nostra società”.

I sei partigiani fucilati vennero catturati a Esino Lario e poi di fatto prelevati dalla prigione di Bellano, dove erano detenuti, da alcune camice nere, che poi simularono un attacco al camion con cui i prigionieri avrebbero dovuto essere essere trasferiti a Como. L’avvocato Paolo Porta, federale di Como e comandante dell’XI Brigata nera Cesare Rodini, scrisse: “Stamattina alle ore 6 un nostro camion trasportante prigionieri a questo Comando di Brigata è stato attaccato da ignoti nei pressi di Fiumelatte. L’attacco è stato respinto. Durante il conflitto vengono uccisi sei prigionieri. Da parte nostra un ferito leggero”. A raccontare la verità fu però il sottotenente comandante del plotone Gnr di Bellano Fortunato Garzola in un rapporto redatto tre giorni dopo l’eccidio. “I predetti sono stati fucilati da uomini della locale Brigata Nera durante la loro traduzione a Como in seguito ad una simulata aggressione da parte di altri elementi della Brigate Nera, ciò allo scopo di sopprimere i suddetti elementi ribelli prima di consegnarli all’Ufficio politico della Brigata di Como dalla quale si aveva la sensazione che sarebbero stati rimessi in libertà per ordine della Questura di Como che aveva già rilasciato ad alcuni la carta di libera circolazione”.