
Una passeggiata partigiana, sui sentieri della Val Biandino, per ripercorre il cammino tracciato dai combattenti per la libertà d’Italia in fuga dai nazifascisti. Quest’oggi i soci dell’Anpi e chiunque voglia unirsi a loro calcano le orme della storia della lotta alle camicie nere e ai tedeschi. Si parte da Introbio e si arriva al Rifugio Dino Tavecchia, a 1.495 metri di quota in Biandino, un simbolo della Resistenza. Il rifugio venne costruito nel 1928 e ultimato con solenne inaugurazione nel 1932.
Durante la seconda guerra mondiale, nel terribile inverno tra il 1944 e il 1945, era considerato un vero e proprio rifugio dai partigiani nascosti nella valle, dove passava anche il famoso sentiero che portava in Valtellina e che poi proseguiva fino in Svizzera. Per questo venne incendiato e distrutto. In quei luoghi sbandati, simpatizzanti, semplici sospetti sono stati arrestati, spesso torturati a morte, uccisi arbitrariamente, deportati e in tanti partigiani, specialmente della 55esima brigata Fratelli Rosselli, lì hanno trovato la morte negli scontri a fuoco oppure sono stati messi al muro a tradimento e fucilati. I valligiani, ma anche nella vicina Brianza, i milanesi sfollati e quanti da lì sono passati per trovare salvezza oltre confine per scampare ai lager, ricordano quei giorni tristi e carichi di terrore. Sebbene i superstiti siano ormai sempre meno, la memoria di quei tempi e soprattutto di quelle donne e quegli uomini continua ad essere custodita, protetta e tramandata come un’eredità preziosa. "Ripercorriamo i sentieri seguiti nel 1944 dai partigiani della 55^ Brigata Rosselli per sfuggire alle truppe nazifasciste – spiegano dall’Anpi di Cinisello Balsamo, promotori dell’iniziativa -. Ai primi di ottobre del 1944 l’offensiva dei nazifascisti colse impreparate i partigiani convinti dell’approssimarsi della fine della guerra".
Laura Lana