Un gol per l’inclusione. Bimbi autistici in squadra

Un allenatore e il figlio fondano un team di calcio a 5 che coinvolge tutti "Giocare non è solo un divertimento, ma un percorso per migliorare".

Un gol per l’inclusione. Bimbi autistici in squadra

Un gol per l’inclusione. Bimbi autistici in squadra

Un gol per l’inclusione sociale dei bambini che soffrono di disturbi dello spettro autistico e anche per i loro genitori. Lo hanno segnato papà Francesco e il piccolo Edo. Francesco Castigliego è un allenatore di calcio di 38 anni; suo figlio Edo è un bimbo di 5che soffre di una grave forma di autismo. Insieme hanno fondato una squadra di calcio a 5, in cui giocano sia bambini con disturbi dello spettro autistico di diverso grado, sia compagni che invece non soffrono di alcuni disturbo particolare. Il primo incontro lo hanno disputato nei giorni scorsi, sul campo dell’oratorio di Lomagna, tre bimbi autistici e due “normali“ da una parte, i pulcini del Gso di Lomagna appunto dall’altra. Per un bambino autistico giocare seguendo determinate regole e in uno spazio aperto è già un piccolo miracolo, giocare in squadra insieme ad altri ha quasi del fenomenale. "Per bambini come Edo giocare a calcio non è facile", conferma papà Francesco. E infatti, almeno all’inizio, tra Edo e compagni c’era chi correva intorno alla palla senza toccarla, chi stava a guardare il pallone rotolare e chi girovagava in campo senza meta. I genitori dei baby calciatori inoltre hanno dovuto delimitare in qualche modo il terreno di gioco, sedendosi lungo il perimetro per evitare che qualcuno si “perdesse“ e scappasse via. "Il feedback che abbiamo ricevuto è stato positivo e abbiamo certamente lanciato un messaggio per l’inclusione dei nostri figli e di tutte le persone autistiche – assicura papà Francesco, che a Merate ha aperto un centro per l’autismo, perché le risorse pubbliche sono assolutamente insufficienti -. Giocare a calcio non è solo un divertimento per i bambini come Edo, è un percorso per migliorare la loro neuropsicomotricità". La partita giocata a Lomagna potrebbe essere in un futuro nemmeno troppo lontano il preludio di quanto succederà pure sui campi di serie A. "È molto probabile che nelle grandi società prima o poi giocheranno calciatori con disturbi delle spettro autistico – prevede Francesco -. I casi stanno aumentando, non perché si sia un’incidenza maggiore, ma perché semplicemente disponiamo degli strumenti per dare il giusto nome e quindi le risposte adeguate a quanto prima veniva classificato ad esempio come timidezza piuttosto che ritardo nel parlare".

Daniele De Salvo