DANIELE DE SALVO
Cronaca

L’ultraleggero precipitato, il pilota Alberto Porto: “Tornerò presto a volare. Così ci siamo salvati”

Cremella, l’imprenditore si sta riprendendo. La società aeronautica conferma il bird strike: velivolo efficiente, atterrare alla cieca sarebbe stato pericoloso. Da qui l’uso del paracadute a razzo

Il pilota Alberto Porto e il suo ultraleggero

Il pilota Alberto Porto e il suo ultraleggero

Cremella (Lecco), 3 marzo 2025 -“Sto bene, tornerò presto a volare”. A rassicurare sul suo stato di salute è Alberto Porto, il pilota e imprenditore italo-argentino di 59 anni che venerdì scorso è precipitato a Cino, alle porte della Valtellina, con il suo Risen Superveloce 916, un aereo che ha progettato lui stesso per battere il record di velocità con un ultraleggero. Con lui c’era anche Saby, 43 anni, sua compagna e la co-pilota. Alberto, ricoverato in ospedale al Papa Giovanni XIII di Bergamo, è stato operato al volto. “Mi sto riprendendo”, ha tranquillizzato amici e collaboratori. Saby invece ha riportato solo lievi escoriazioni. Alberto, dopo il decollo dall’aviosuperficie di Alzate Brianza, si è diretto sui cieli della Valtellina per un volo tecnico e per replicare e certificare il volo da record portato a termine con successo il giorno prima, quando ha superato i 400 chilometri orari. Per omologare l’impresa avrebbe però dovuto bissarla. Di fatto ci è riuscito, ma “purtroppo – spiegano dalla Porto Aviation Group di Cremella, la società aeronautica di cui è il patron – il volo è stato interrotto da un probabile “bird strike” ad alta velocità che ha gravemente danneggiato il parabrezza del velivolo e ferito al volto Alberto”.

Il pilota cinquantanovenne ha immediatamente preparato l’apparecchio per un atterraggio di emergenza sulla pista di Caiolo, la più vicina. Nonostante il danno al canopy, l’ultraleggero era infatti in perfetta efficienza. Durante l’avvicinamento Alberto e Saby hanno valutato che Alberto non sarebbe stato in grado di completare la manovra a causa delle difficoltà visive per le lesioni al volto. Atterrare letteralmente alla cieca sarebbe stato troppo pericoloso. Da qui la decisione di attivare il paracadute a razzo di emergenza. Il velivolo ha planato verso terra sugli alberi in una zona collinare, i rami non hanno retto il peso e si è capovolto. I due piloti sono comunque riusciti ad uscire da soli dall’abitacolo.

“Il Risen Sv – ha confermato di essere un velivolo non solo con eccezionali caratteristiche strutturali e con elevatissime prestazioni, ma soprattutto dotato di sistema di sicurezza che hanno consentito di gestire con successo una situazione di emergenza importante e imprevedibile”, sottolineao dalla Porto Aviation Group, dai cui stabilimenti sono usciti più di cinquanta Risen che stanno volando nei cieli di tutto il mondo. Come spera di tornare presto a volare Alberto, che quei Risen li ha concepiti.