STEFANO CASSINELLI
Cronaca

Controlli e buonsenso dopo i tuffi mortali

"I divieti si possono mettere ma non è possibile per i Comuni posizionare un agente della Polizia locale in ogni zona di tuffi, per cui bisogna puntare sul buonsenso delle persone e sulla prevenzione"

Tuffi nel lago (Cardini)

Malgrate (Lecco), 18 luglio 2016 - Dopo l’ennesimo dramma consumatosi nel lago, con un giovane annegato a Malgrate, il tema principale sulle acque del Lario è la sicurezza. Alberto Guglielmo, responsabile degli Operatori polivalenti di salvataggio in acqua della Croce Rossa, sottolinea i rischi ma smorza anche le polemiche giunte da alcune parti sui divieti dei tuffi«Le ordinanze di divieto - afferma - le comprendo e le condivido, ma dobbiamo capire che per lo più rimangono lettera morta. Sul lago i tuffi da vari punti sono sempre stati fatti e purtroppo nella storia ci sono tanti decessi. Per alcuni giorni dopo un incidente i tuffi non vengono più fatti ma poi si ricomincia. I divieti si possono mettere ma non è possibile per i Comuni posizionare un agente della Polizia locale in ogni zona di tuffi, per cui bisogna puntare sul buonsenso delle persone e sulla prevenzione con l’informazione».

Proprio sull’informazione legata alla sicurezza agisce l’operazione «Lario sicuro», che da alcuni anni interessa tutto il lago con diverse attività. «Operando in acqua si vedono assai spesso - afferma Guglielmo - comportamenti molto pericolosi spesso dovuti all’incomprensione dei rischi che si corrono. Per questo con “Lario sicuro’’ si sta lavorando molto sulle norme di comportamento, vengono distribuiti volantini e date spiegazioni a chi frequenta il lago, in particolare agli stranieri che non hanno conoscenza delle caratteristiche dei laghi». Il responsabile Opsa mette in evidenza anche altri aspetti legati a «Lario sicuro» e ai limiti che naturalmente ci sono per il salvataggio in acqua.

«Si tratta di un’operazione strutturata su vari livelli - spiega - con le istituzioni impiegate che sono sempre operative. A queste si aggiungono associazioni di volontariato come la Croce rossa, con gli Opsa che effettuano il pattugliamento del lago. Ma parliamo di migliaia di persone da controllare su svariate decine di chilometri di coste a cui si aggiungono tutti quelli in acqua con barche, surf e kite. Un evento in acqua, rispetto a uno in strada o in montagna, ha tempi di intervento che si riducono a pochissimi minuti. Se una persona cade in montagna si deve intervenire rapidamente per garantire le cure, mentre se uno sta male in acqua si hanno pochi secondi prima che vada sotto». Come sempre dopo il dramma c’è una reazione forte per cercare di evitare altri incidenti, ma di fatto allo stato attuale sembra che si stia facendo tutto il possibile.

«I mezzi istituzionali - aggiunge Guglielmo - sono sempre presenti sul lago o pronti all’intervento ma bisogna andare al di là dell’emotività e rendersi conto che difficilmente si può fare più di quello che si fa. Logicamente mettere più mezzi e più uomini in acqua aumenterebbe il livello di sicurezza, ma allo stato attuale non credo che ci siano disponibilità economiche per fare chissà cosa e comunque il vero aumento della sicurezza passa dalle norme da tenere in acqua per i bagnanti, i diportisti e gli sportivi perché in un ambiente difficile come quello acquatico il tempo per gestire l’emergenza è ridottissimo. Per cui fondamentale è affrontare il lago sapendo i propri limiti e i comportamenti corretti da tenere».