
Il ragazzo di 22 anni accusato di terrorismo è rinchiuso nel carcere di Pescarenico a Lecco
E quando li si incrocia perché devono uscire, forse proprio per andare a trovare Mohamed, rinchiuso nel carcere di Pescarenico a Lecco, il papà, che è un pizzaiolo, un gran lavoratore, con un cenno di una mano e gli occhi bassi chiede di essere lasciato in pace, stringendo a sé la moglie e i figli più giovani come per proteggerli.
Loro delle frequentazioni online pericolose di Mohamed, tramite un canale Telegram di estremisti islamici scoperto dagli 007 dell’Agenzia delle sicurezza, non ne sapevano nulla, né sapevano di tutto materiale compromettente che gli investigatori hanno trovato sul suo telefonino e sul suo pc: video di propaganda jihadista, istruzioni su come confezionare ordigni artigianali con un telefonino, testi di teologi musulmani radicali, indicazione su come garantirsi l’anonimato in rete... Non se lo immaginavano neppure gli amici. È stato un shock per tutti e molti proprio non riescono a crederci e sono sicuri che sia tutto un equivoco.
“Siamo rimasti tutti molto scossi – commenta per tutti il sindaco, Ivan Pendeggia –. Non ritengo sia il momento adatto per delle dichiarazioni che vadano oltre lo stupore da un lato e la gratitudine verso gli operatori delle forze dell’ordine dall’altro, che hanno agito con discrezione e rispetto e, qualora venissero confermate le accuse, con una puntualità ai più alti livelli di professionalità. Siamo una piccola comunità, terrorismo e jihad sono parole e concetti che non ci appartengono. Siamo gente aperta, accogliente, pacifica e pacifista, nel suo significato più ampio”. Le indagini, coordinate adesso dai magistrati antiterrorimo della Procura distrettuale di Milano, non sono comunque concluse e ci potrebbero essere ulteriori sviluppi.