REDAZIONE LECCO

Stop alla moschea, ecco perché il Comune ha vinto

Per i giudici un edificio a vocazione produttiva non può diventare luogo di culto

Il Comune di Costa Masnaga ha vinto la battaglia legale contro l’Associazione della Speranza che aveva adibito "a moschea" alcuni spazio di un capannone di via Cadorna del paese brianzolo. L’edificio aveva una destinazione industriale ed era stato trasformato in centro di preghiera degli islamici, con la possibilità di accogliere fino a 400 persone.

Il Comune, con un provvedimento del febbraio 2019 sulla base del piano generale del territorio in vigore, aveva disposto la demolizione degli interventi effettuati dalla comunità islamica. Quest’ultima ha presentato ricorso con l’avvocato Vincenzo Latorraca. La Prima sezione del Tar Lombardia, presieduta dal giudice Domenico Giordano con dispositivo pubblicato ieri, ha bocciato il ricorso avanzato dall’Associazione della Speranza contro il provvedimento del Comune di Costa Masnaga che imponeva la demolizione degli interventi effettuati e il ripristino degli spazi di via Cadorna in sito produttivo.

La querelle ha origini lontane e la scontro tra il Comune - assistito davanti al Tar dall’avvocato Umberto Grella - e la comunità islamica risale a oltre tre lustri fa ed è finita a carta bollate con ricorsi e controricorsi. L’ultimo atto è quello di ieri della Prima sezione del Tar Lombardia che ha ribadito: "La trasformazione di un edificio produttivo in moschea non è consentito, in quanto secondo le regole urbanistiche nelle zone classificate come industriali possono insediarsi solo attività produttive". Il Tar ha bocciato il ricorso dell’Associazione contro la decisione del Comune di Costa Masnaga, quindi dovranno essere demoliti gli interventi effettuati, che sarebbero per i giudici anche degli abusi edilizi.

Angelo Panzeri