DANIELE DE SALVO
Cronaca

Lo scalatore caduto non ce l’ha fatta: ecco come è morto Stefano Biffi

La ricostruzione: il 26enne brianzolo stava scalando il Sass Negher a Colico quando ha mancato un appiglio. Il sindaco: "Abbiamo il cuore spezzato"

Stefano Biffi

Stefano Biffi

Colico (Lecco), 20 luglio 2020 - Non c’è la fatta Stefano Biffi, lo scalatore di 26 anni di Caponago, provincia di Monza Brianza, che nel primo pomeriggio di sabato è precipitato da una parete di roccia del Sass Negher a Colico su cui si stava arrampicando.

Dopo 24 ore di agonia nel pomeriggio di ieri i medici dell’ospedale di Gravedona dove era ricoverato in condizioni disperate senza che si sia mai più ripreso non hanno potuto far altro che constatarne il decesso. Ad annunciarlo è stata Monica Buzzini, il sindaco del paese dove abitava.

"Non ci sono mai parole giuste, sono notizie che spaccano il cuore – ha comunicato con un messaggio di cordoglio –. Ho saputo dai familiari che Stefano non ce l’ha fatta. Le condoglianze a tutta la famiglia di Stefano a nome personale e a nome di tutta Caponago".

Il 26enne, laureatosi nel febbraio 2017 in Ingegneria informatica al Politecnico di Milano a cui si era iscritto dopo le superiori all’Istituto tecnico Guglielmo Marconi di Gorgonzola, stava affrontando uno dei percorsi della palestra naturale di arrampicata che si trova tra a monte di Piona, tra Olgiasca e Dorio.

"Stava effettuando un passaggio di traverso quasi in orizzontale, ma ha mancato l’appiglio, è scivolato ed è caduto", riferiscono i soccorritori. E’ caduto all’indietro come un pendolo, sbattendo la nuca contro il muraglione in granito per poi rimanere appeso esanime alla corda di sicurezza a cui era regolarmente imbracato, senza che gli amici che si trovavano con lui incaricati di tendere la fune per bloccare subito eventuali cadute, potessero nulla per impedire il volo che si è rivelato fatale, proprio perché il punto di ancoraggio a cui era assicurato si trovava a lato.

I carabinieri, con l’aiuto dei vigili del fuoco del soccorso speleo alpino-fluviale della squadra Saf e dei tecnici del Soccorso alpino della Valsassina, hanno sequestrato l’attrezzatura tecnica utilizzata, ma la dinamica pare ormai chiara, come sembra certo che si sia trattato di uno sfortunato ed imprevedibile incidente, di quelli che possono sempre capitare a chi pratica sport che possono rivelarsi pericolosi. I soccorritori hanno dovuto procedere con estrema cautela per calarlo sino a terra, stabilizzarlo, intubarlo e poi trasferirlo d’urgenza direttamente con l’eliambulanza al Moriggia Pelascini dove è arrivato in condizioni disperate che sono peggiorate ulteriormente sino ad ucciderlo.