Sos di oltre 200 lavoratori per stipendi non pagati

Lecco, in tanti nel periodo dell’emergenza Covid si sono rivolti alla Cisl per aprire vertenze anche per mobbing, molestie e contributi non versati

Migration

di Daniele De Salvo

Oltre 200 lavoratori lecchesi sono stati costretti a ricorrere alle vie legali per ottenere il pagamento dello stipendio, il versamento dei contributi, il mantenimento del posto, ma anche per denunciare mobbing, molestie, discriminazioni.

Sono i lavoratori lecchesi che, l’anno scorso, si sono rivolti ai sindacalisti e agli avvocati della Cisl di Lecco e Monza Brianza, a cui si sommano tutti gli altri colleghi che si sono appoggiati ai delegati e ai consulenti di altre organizzazioni o che si sono arrangiati in proprio.

Nel 2021 all’Ufficio Vertenze della Cisl lecchese e brianzola sono stati assistiti 202 lavoratori in altrettante vertenze individuali: sono quasi uno per ciascun giorno lavorativo. In 142 hanno avuto bisogno di supporto per il recupero crediti, cioè di pagamenti arretrati, in 24 per impugnare licenziamenti, in 5 per difendersi in provvedimenti disciplinari ritenuti ingiusti, gli altri per il controllo di buste paghe i cui conti non quadravano o per richieste di risarcimento danni.

Altri 191 lavoratori sono stati supportati in casi di fallimento delle aziende o delle attività per le quali lavoravano.

Durante la pandemia sono aumentate le dimissioni volontarie: sono stati assistiti nelle dimissioni 983 lavoratori, rispetto ai 767 del 2020.

Grazie alle azioni legali intraprese sono stati recuperati circa 2 milioni e mezzo di euro che spettavano ai lavoratori.

A tracciare il punto della situazione sono i componenti della segreteria della Cisl Monza Brianza Lecco: il segretario generale, Mirco Scaccabarozzi, e i segretari Annalisa Caron e Roberto Frigerio insieme al nuovo responsabile dell’Ufficio Vertenze, Antonio Mastroberti.

"Tra i nuovi fenomeni indotti dalla pandemia certamente lo smart working è stato il più diffuso - spiegano dalla Cisl -. La mancanza di accordi specifici ha creato numerosi problemi legati al diritto alla disconnessione, alla tutela della salute, piuttosto che al diritto al pari trattamento economico.

La massiccia collocazione dei lavoratori in cassa integrazione ha, inoltre, creato un danno economico e professionale per molti lavoratori che hanno contestato la mancata rotazione durante la cassa e che, una volta esauriti gli ammortizzatori sociali a cui sono stati sottoposti, sono stati licenziati".