
I segnali di diminuzione delle polveri sottili non possono far cantare vittoria
Lecco, 2 gennaio 2019 - Il desiderio di Lucio Battisti "di non sognare la Nuovissima Zelanda per fuggire via da te, Brianza velenosa", come cantava nella sua “Una giornata uggiosa”, è diventato realtà. Non occorre infatti più fuggire dalla Brianza velenosa nella Nuovissima Zelanda per respirare aria pulita, perché la Brianza è più verde e meno velenosa.
Nel 2019 le concentrazioni di Pm10 registrate dalla centralina dell’Arpa installata a ridosso dell’ex Statale 36 a Merate, che è una delle più trafficate del territorio, hanno superato la soglia di allarme dei 50 microgrammi per metro cubo d’aria in “appena” 35 giorni, il numero massimo consentito nell’arco di un anno in base alle normative europee. Si tratta del dato migliore dell’ultimo periodo: nel 2018 la soglia del 50 microgrammi era stata superato per 65 volte, 90 nel 2017 e 68 nel 2016. Non è stato superato nemmeno il parametro dei 40 µg/m³ di particolato di media complessiva annuale, indicato sempre dalla legislazione comunitaria come dato massimo: le concentrazione media complessiva dell’anno appena terminato è stata infatti di 30 microgrammi, 3 punti in meno rispetto ai 33 microgrammi del 2018, ai 39 del 2017 e ai 35 del 2016. Il giorno peggiore in assoluto di tutto l’anno è stato il 2 febbraio, un sabato con 104 µg/m³. Pure a Lecco i parametri di Pm 10 sono rimasti molto al di sotto dei limiti massimi imposti da Bruxelles. Nel capoluogo, in base alle cifre rilevate dalla centralina di via Giovanni Amendola, le concentrazioni di Pm 10 hanno superato la soglia dei 50 microgrammi 18 volte, 5 in meno del 2018, e la media complessiva delle concentrazioni di particolato è stata di 21 µmicrogrammi, 2 in meno rispetto ai 23 dell’anno precedente. Meglio è andata solo a Varese, con 16 superamenti dei livelli di guardia, e a Sondrio, la città più pulita in Lombardia, con soli 9 sforamenti. A Como sono stati invece registrati 25 superamenti del limite, che pongono la città lariana al quartultimo posto regionale della classifica dei capoluoghi lombardi più inquinati, dopo Milano, Pavia, Cremona, Mantova, Lodi, Brescia e Monza, dove è stato superato il target dei 40 sforamenti, e Bergamo.
Sette capoluoghi lombardi su 12 restano dunque fuorilegge, ma non Lecco, Como e Sondrio. Inoltre ovunque si colgono segni di miglioramento complessivo, come riconoscono anche gli attivisti di Legambiente Lombardia: "La strada per uscire dall’inquinamento cronico e dall’aria malata in Pianura Padana è ancora molto lunga – prosegue Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – ma il 2019 si chiude con una notizia positiva, poiché il “malato cronico” dà segni di miglioramento, anche se il merito è in gran parte di un meteo che, nella fase autunnale, ha evitato quei lunghi periodi di aria ferma e nebbiosa che in passato erano sinonimo di smog sicuro". "Le giornate di aria irrespirabile sono generalmente in calo ovunque, ma le uniche città che possono dirsi “al sicuro”, stando ai parametri della direttiva europea, sono Lecco, Sondrio, Varese, Como e, per la prima volta, anche Bergamo. Queste città non sono arrivate a conteggiare, per il 2019, più di 35 giorni di aria tossica, che è il massimo tollerato dalla direttiva europea". Nonostante i dati incontestabili sembra comunque troppo presto per tirare un sospiro di sollievo, perché per l’inizio del 2020 si prevede una situazione prolungata di allarme per lo smog, con una nuova emergenza inquinamento – salvo gradite sorprese del meteo al momento ritenute improbabili – che pare destinata a durare a lungo.