FULVIO D’ERI
Cronaca

Sfruttamento delle acque. Il Comitato idroelettrico: "Pensiamo anche ai lavoratori"

Il tema del rinnovo delle concessioni è sempre attuale e il sodalizio si batte per far sì che la provincia di Sondrio possa avere i maggiori benefici possibili .

Il Comitato del grande idroelettrico (nella foto Renato Cardettini) plaude alla decisione di indire una gara per la concessione sulla linea Codera-Ratti-Dongo, ma chiede uno sforzo maggiore per i prossimi accordi riguardanti lo sfruttamento delle acque. Il tema del rinnovo delle concessioni è sempre attuale e il Comitato del grande idroelettrico si batte per far sì che il territorio possa avere i maggiori benefici possibili e quindi anche maggiori introiti.

"Nel nostro documento programmatico – dicono dal sodalizio - chiedevamo un cambio di paradigma che si basava su: efficientamento, sicurezza impiantistica e ambientale, manutenzione del territorio, lavoro e clausole sociali, canoni/compensazioni. Salutiamo con favore il fatto che finalmente dopo decenni di proroghe la concessione di 2 piccoli impianti sia messa a gara. Questa prima gara sarà un esempio di scuola ed è per questo che ne segnaliamo alcuni limiti e alcune criticità. Dietro i bandi c’è molto lavoro delle strutture regionali e questo test servirà per tarare il meccanismo e migliorarlo. La manutenzione del territorio, sicurezza impiantistica e ambientale, clausole sociali e sicurezza sul lavoro, le prime emergenze sottovalutate, meritavano una premialità maggiore. Nello specifico nei criteri di selezione delle offerte l’attività di gestione ha un valore pari a 5, la struttura tecnico organizzativa pari a 10, l’efficientamento impianti pari a 7, mentre le compensazioni economiche valgono addirittura il doppio". Il Comitato del grande idroelettrico, pur esprimendo soddisfazione per l’apertura di questi bandi di gare, esprime dei dubbi. "Si rischia che le società che parteciperanno alle gare si concentreranno sulla parte economica in quanto meno impegnativa. È molto deludente, per noi, la questione impatto lavorativo, c’è il minimo per legge e nessuna forma innovativa di premialità per chi si impegna a riportare lavoro vero in montagna (ricordiamo 700 posti di lavoro persi in 30 anni nella provincia). Anche sulla formula avremmo preferito la società pubblico privata con il coinvolgimento dei Comuni e degli enti locali". Consigli, sempre in ottica costruttiva. "C’è tempo per migliorare, non possiamo svendere la montagna e le nostre risorse naturali".