Quaranta chilometri di strada tra Lecco e Colico, costruita a picco sul lago e scavata nella nuda roccia della montagna. È la Sp 72 del lago di Como, sulla sponda orientale del Lario, che a lungo è stata la Statale 36 prima dell’inaugurazione della recente Superstrada a monte. Costruirla è stata un’impresa colossale, quasi epica: sei anni di lavori, tra il 1824 e il 1832; centinaia di operai e manovali impiegati: decine di morti in incidenti; 3 milioni di lire austriache dell’epoca, investito un capitale economico e umano immenso.
I primi rilievi per tracciare il collegamento risalgono al 1606, ma i progetti sono stati poi accantonati perché l’opera ritenuta impossibile dai governanti spagnoli del Ducato di Milano. Si è dovuto aspettare due secoli e gli asburgici del Regno Lombardo – Veneto dell’imperatore Ferdinando I – morto nel 1875 all’età di 82 anni - per trasformare i disegni tracciati sulla carta in realtà e collegare Milano direttamente con l’Alto Lago lungo il versante est, senza deviare per la Valsassina o allungare il giro da Como.
L’impresa è stata guidata dall’ingegner Carlo Donegani, vissuto tra il 1775 e il 1845. La strada è stata progettata per uso militare, sebbene ad uso di tutti. Rappresenta anche un lascito di cui l’imperatore andava molto fiero, come testimoniato da due lapidi.
Parecchie le problematiche, non solo tecniche, a partire dal versante estremamente instabile, ma anche politiche, per non indispettire gli abitanti del posto, a cui gli austroungarici tenevano molto, garantendo ad esempio tutti gli accessi a lago e i sentieri per raggiungere orti e campi. Otto le gallerie realizzate, le prime in assoluto del genere, per una lunghezza complessiva di 1.049 metri.
D.D.S.