
di Daniele De Salvo
La trattativa per sventare uno sciopero della sanità locale è fallita. Anzi, non è proprio mai nemmeno cominciata. L’ha stroncata il direttore generale dell’Asst provinciale Paolo Favini. Ha infatti disertato la “conferenza di pace“ convocata ieri dal prefetto di Lecco Castrese De Rosa per cercare di ricomporre la frattura che ormai pare insanabile tra il top manager della salute pubblica lecchese e i suoi circa 3mila dipendenti tra infermieri, oss, ausiliari, tecnici, impiegati, manutentori e altri professionisti non medici che, tramite i loro rappresentanti della Rsu e i sindacalisti di Cgil e Usb, hanno indetto lo stato di agitazione per protestare tra il resto contro lo stanziamento di 400mila euro per promuovere alcuni coordinatori quando non ci sono nemmeno i soldi per pagare gli straordinari agli “eroi del Covid“, oltre che per la chiusura di reparti, l’esternalizzazione di servizi, il continui ricorso a liberi professionisti di cooperative e agenzie interinali, le privatizzazioni, i trasferimenti coatti, le vaccinazioni in palazzetti dello sport e aziende invece che in strutture sanitarie. "Pur esprimendo il massimo apprezzamento e rispetto per il tentativo di mediazione del signor prefetto, riteniamo non ci siano i presupposti per poter partecipare al tentativo di conciliazione", spiega in una lettera il digi, che ha dato buca pure ai sindaci di Lecco, Bellano e Merate dove hanno sede gli ospedali e per questo presenti all’incontro. Solo i vertici della ex Larga di Osnago, che lo scorso Natale ha lasciato a casa 70 persone in tronco, prima di lui avevano fatto lo stsso, ma si tratta di imprenditori privati, non di massimi funzionati pubblici come lui. "Chi non partecipa agli incontri ha sempre torto", replica il prefetto, pur senza esprimere valutazioni né sulle motivazioni della diserzione né sulla vertenza che si trascina da parecchi mesi. "È una mancanza di rispetto nei confronti del prefetto e dei rappresentanti dei lavoratori dell’Asst di Lecco", è molto più esplicito Francesco Scorzelli, delegato della Rappresentanza sindacale unitaria e componente della segretaria regionale dell’Usb. "La situazione è grave, occorre aprire un tavolo emergenziale", commenta Ercole Castelnovo, capodelegazione della Rsu, annunciando di essere pronto a ricorrere in tribunale in caso di accordi separati. Sul versante sindacale non c’è infatti unanimità, gli esponenti di Cisl, Uil e Nursing up si sono astenuti dalla proclamazione dello stato di agitazione.