Reddito di cittadinanza al sorvegliato speciale per reati di mafia

La guardia di finanza ha scovato 70 persone che non ne avevano diritto: ci sono “poveri“ che abitano in case di lusso

Migration

Il reddito di cittadinanza al sorvegliato speciale per reati di stampo mafioso. Ma anche a finti poveri che girano in fuoriserie e abitano in case di lusso, scommettitori baciati dalla dea bendata che hanno incassato piccole fortune con puntate e scommesse online, lavoratori in nero e familiari di carcerati. I militari della Guardia di finanza di Lecco ne hanno scovati 70 che hanno rubato complessivamente almeno un milione di euro. Sono stati tutti denunciati, ma sono scattati anche a loro carico sequestri preventivi per un controvalore totale di 500mila euro. Rappresentano poco meno del 4% dei circa 2mila lecchesi che mensilmente ricevono l’aiuto di Stato.

Tra i presunti furboni c’è pure Giuseppe Gigliotti, 66 anni da compiere a novembre, originario di Petronà, provincia di Catanzaro, che però da tempo risiede in pianta stabile a Galbiate, catturato nel 2006 durante l’operazione "Oversize" che ha portato in carcere una quarantina di persone accusate di essere in organico o vicine alla ‘ndrangheta e poi condannato. Non è l’unico che tra il resto risulta interdetto per sempre dai pubblici uffici per i reati di cui è stato riconosciuto colpevole ad essersi messo in fila agli sportelli delle Poste per ricaricare la tessera o incassare cash il sostegno. Con lui tra i 70 hanno percepito indebitamente il reddito di cittadinanza altri 11 “colleghi“ colpiti dall’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Gli altri sono 37 stranieri di origine extracomunitaria, 30 che nemmeno abitano in provincia, 8 che non hanno comunicato di avere un familiare convivente in stato di detenzione.

Gli altri invece non hanno indicato nella domanda per ottenere il reddito di cittadinanza tutti i redditi percepiti o appunto vincite a giochi online né il possesso di immobili e auto di lusso e infine qualcuno è stato sorpreso mentre lavorava in nero per intascarsi lo stipendio pieno esentasse e in più il contributo statale. È stata un’indagine lunga e meticolosa quella compiuta dagli investigatori delle Fiamme gialle, coordinato dai magistrati della Procura della Repubblica.

Hanno lavorato con loro gomito a gomito pure i colleghi dei reparti speciali e gli ispettori dell’Inps. E non hanno ancora finito, perché gli accertamenti proseguono e probabilmente verranno stanati altri imbroglioni del reddito di cittadinanza.

"L’indebito accesso a prestazioni assistenziali e a misure di sostegno al reddito genera iniquità e mina la coesione sociale, soprattutto in questo difficile periodo di crisi economica e sanitaria – spiega e commenta il colonnello Emilio Fiora, comandante della Finanza lecchese -. I soldi percepiti senza diritto sono stati sottratti a chi ha veramente".

D.D.S.