Preso l’assassino di padre Tentorio Ora si guarda ancora più in alto

L’uomo di 66 anni arrestato nelle Filippine è ritenuto il mandante dell’omicidio del religioso ma la “condanna“ a morte del sacerdote brianzolo è stata probabilmente decisa da politici e ufficiali

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di Daniele De Salvo

Sarebbe stato lui a impartire l’ordine di uccidere padre Fausto Tentorio, il missionario del Pime originario di Santa Maria Hoè che a 59 anni il 17 ottobre 2021 è stato ammazzato fuori dalla sua parrocchia di Arakna nelle Filippine. Il verdetto di condanna a morte del sacerdote brianzolo è stato tuttavia probabilmente emesso da altri che stanno molto più in alto di lui: politici e funzionari statali corrotti, ufficiali di rango con stellette e mostrine, facoltosi imprenditori senza scrupoli. Per questo si spera che l’arresto del 66enne Ricardo Boryo Dorado, più semplicemente Nene Dorado, che è ritenuto appunto il mandante finale dell’assassinio del religioso santese, permetta di risalire ai reali "committenti" dell’agguato letale. "È un noto killer di numerosi leader tribali", spiega padre Peter Geremia, che ha raccolto il testimone del confratello e amico tatay Pops e che, nonostante il peso dei suoi 82 anni d’età, continua a battersi senza sosta contro tutti e tutti per scoprire la verità. Avrebbe infatti disposto molte altre spedizioni mortali, sia prima che dopo, contro chi difende i Manobo e i Lumad, che sono gli abitanti originari del posto, dai latifondisti e dagli sfruttatori minerari che rapinato la loro terra, tra i quali appunto padre Fausto. Eppure, nonostante in molti lo sappiano e lo abbiano denunciato e su di lui pendesse un mandato di cattura da aprile 2019, per 18 messi è rimasto a piede libero, segno che qualcuno di importante lo abbia protetto.

"Si sentiva al sicuro ed era convinto che nessuno lo avrebbe mai chiamato a rispondere delle accuse che gli vengono imputate", conferma Andrea Tentorio, nipote del missionario martire e presidente di una associazione in suo memoria. È stato fermato nel suo villaggio sulle montagne dell’Arakan Valley, nell’entroterra di Mindanao, una delle principale isole del sud della Filippine, subito dopo il funerale di un fratello. "È un integralista cristiano", sottolinea sempre il nipote del missionario trucidato con una raffica di proiettili calibro 9 avvelenati subito dopo aver celebrato la messa del mattino. Nene Dorado è infatti uno dei capi degli "Illega", un gruppo di fondamentalisti anti-musulmani. Proprio perché la mente della mattanza di padre Pops non sarebbe lui, oltre alla speranza che aiuti investigatori, c’è pure timore di ritorsioni e altre uccisioni extragiudiziali, come vengono definiti in quell’angolo di mondo i delitti commessi da miliziani paramilitari vicini a esponenti governativi. L’ambiente del resto in quell’area delle Filippine è molto ostile ai missionari, che possono contare solo sul sostegno dei fedeli e dei più poveri che assistono.