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Polo dell’infanzia di Albate Finalmente i cantieri L’appalto è assegnato

Via libera dopo alcune gare andate clamorosamente deserte . Opere per 3,2 milioni di euro, con un ribasso di 300mila euro.

Polo dell’infanzia di Albate Finalmente i cantieri L’appalto è assegnato

Dopo alcune gare andate clamorosamente deserte è stata assegnato l’appalto, indetto dal Comune di Como, per realizzare il nuovo polo dell’infanzia ad Albate, grazie all’ampliamento del nido di via Longhena che rimarrà chiuso per tre anni.

I lavori sono stati assegnati per 3,2 milioni di euro, con un ribasso di 300mila euro, alla Tecnica Restauri Srl di Venezia, trascorsi i 30 giorni previsti dalla legge per eventuali ricorsi l’intervento potrà essere assegnati a tutti gli effetti. Si tratta di un’opera molto importante per la città visto che è una di quelle che rientrano nei finanziamenti del Pnrr, da qui la necessità di procedere rapidamente ai lavori che dovranno essere conclusi entro il 2026. Non sono mancate le polemiche per la decisione dell’amministrazione di chiudere la struttura costringendo i genitori a spostare i loro figli nei nidi degli altri quartieri.

"Si è deciso di chiudere l’asilo nido Peter Pan di Albate senza neppure provare ad offrire un’alternativa ai genitori - si lamentano i sindacati - Sarebbe bastato aprire l’asilo Nuvoletta di Camerlata, un edificio nuovo fino a oggi inutilizzato, almeno per garantire le lezioni nel prossimo anno scolastico. Lo hanno chiesto a gran voce educatrici e genitori, ma l’amministrazione ha deciso di lasciare un intero quartiere senza un nido di riferimento per almeno tre anni e verso una logica di accorpamento dei servizi pubblici alla primissima infanzia, sempre più lontani da cittadini dei quartieri esterni al centro cittadino". Solo l’annuncio di uno scontro che è destinato a consumarsi su un altro dei dossier caldi su cui stanno lavorando a Palazzo Cernezzi: il centro unico di cottura che dovrà sfornare oltre 5mila pasti caldi al giorno, per rifornire le scuole cittadine, il centro diurno e garantire il servizio di consegna a domicilio dei pasti caldi ad anziani e portatori di handicap. Di fatto la privatizzazione di un servizio che non è andata giù alle parti sociali. "L’amministrazione, nonostante diversi e continui solleciti da parte delle organizzazioni sindacali e della RSU del Comune di Como, non ha ad oggi fornito alcuna certezza per il personale comunale che attualmente si occupa di gestire le cucine ancora in capo al Comune - sottolineano - Sono 40 le operatrici che chiedono da tempo quale sarà il loro futuro lavorativo, senza però ottenere alcuna risposta".

Roberto Canali