
Il presidio delle lavoratrici con i colleghi davanti all’impresa “Voss” di Osnago
Osnago (Lecco), 20 dicembre 2020 - Mentre a poche centinaia di metri di distanza in molti si accalcano tra i negozi per gli ultimi acquisti di Natale o restano in coda in attesa del loro turno al ristorante drive thru del nuovo maxi insediamento commerciale inaugurato il mese scorso, operai e impiegati della “Voss” a turno continuano a presidiare giorno e notte i cancelli della fabbrica per difendere il loro posto di lavoro. Hanno allestito una tenda per ripararsi, acceso un braciere che brucia 24 ore su 24 per scaldarsi e non verrà spento fino a quando la vertenza non sarà risolta, effettuato rifornimenti per andare avanti a oltranza e recuperato qualche genere di conforto. Resteranno lì anche a Natale, si stanno anzi già organizzando per mangiare tutti insieme il 25 dicembre. "Noi da qui non ci spostiamo, non permetteremo a nessuno di portare via i macchinari e con essi il nostro futuro, perché ci appartengono, sono stati acquistati pure con la nostra fatica", spiega Alessandra Crippa, 41 anni, una dei 70 trattata come un “esubero”.
A organizzare la protesta e tenere le postazioni sono proprio soprattutto le 32 donne del gruppo, molte delle quali monoreddito, con figli o genitori a carico. Gli uomini arrivano specialmente di notte: la zona è defilata e non si sa mai cosa può capitare. Grazie al picchetto permanente i lavoratori sono riusciti già diverse volte ad impedire lo smantellamento della torneria per prodotti idraulici fondata nel 1954 come Larga e poi acquisita nel 2016 da imprenditori della Renania di una fondazione tedesca che si basano "sulla dedizione e l’impegno dei nostri dipendenti, una consapevolezza responsabile delle persone, dell’ambiente e della regione", si legge sul sito del gruppo.
Si tratta di enunciazioni che, però, ai 70 a cui sono stati annunciati la serrata e il licenziamento, agli altri 30 di un secondo polo produttivo per ora scampati alla macelleria sociale, ma in fondo a tutti gli osnaghesi perché la ex Larga fa parte della storia del paese suonano come una beffa, perché in via Antonio Stoppani si sta dimostrando esattamente il contrario. Ammesso che in Germania sappiano cosa sta accedendo in Brianza e che l’amministratore delegato italiano, che nemmeno si è presentato ai tavoli di concertazione, abbia informato i vertici della casa madre tedesca. Per questo il prefetto di Lecco, Castrese De Rosa, ha interessato della vicenda i funzionari del ministero dello Sviluppo economico affinché possano verificare direttamente con i loro corrispettivi berlinesi.