REDAZIONE LECCO

Opere abusive nell'ex cava Pozzi, Comitato di Chiuso: "Si sapeva da sempre"

Le irregolarità scoperte durante il sopralluogo chiesto a febbraio dai residenti del quartiere

"La situazione della Pozzi Strade srl la si conosceva da tempo e in qualche modo era tolletarata da tutti. Questo equilibrio che si è protratto da anni però si è rotto quando il titolare ha voluto osare un pò di più". Così spiegano quelli del Comitato di Chiuso, alla luce di quanto accaduto nell’area dell’azienda.

Erano stati proprio loro, i membri del comitato, ad attirare le attenzioni dell’amministrazione comunale sulla richiesta che la Pozzi Strade aveva avanzato di creare un deposito di inerti. Una questione antecedente che solo in un secondo porterà poi alla la confisca operata dall’Ufficio tecnico di palazzo Bovara. Bisogna risalire infatti al febbraio scorso quando, su richiesta dei membri del Comitato, una delegazione comunale si reca in sopralluogo ispettivo nell’area. Ad accogliere la delegazione Alberto Pozzi, titolare dell’azienda e figlio del fondatore, il conosciutissimo Virginio.

Quel giorno i tecnici ravvisano delle irregolarità: opere costruite senza permesso, niente di clamoroso per carità. Il Comune perciò chiede di ripristinare la sistuazione dando tempo novanta giorni all’azienda, che però al contrario decide di fare ricorso al Tar. Si aggiungono così altri sessanta giorni per ottemperare ma la Pozzi Strade non lo farà mai. Così si arriva alla fine dello scorso agosto quando una seconda ispezione del Comune registra che nulla è stato fatto: confisca e multa. Nel frattempo il Consiglio comunale ha votato compatto “no“ alla variante temporanea al Piano di governo del territorio richiesta dalla Pozzi Strade Srl con l’obiettivo di realizzare un deposito per rifiuti inerti all’interno della propria storica sede, nella ex cava di via ai Molini. Ipotesi su cui la Provincia invece sembrerebbe d’accordo, profilando così un conflitto tra enti. Ma questa è un’altra storia.Andrea Morleo