Operaio morì falciato dal treno Prosciolti i datori di lavoro

L’uomo, dopo una notte a riparare le linee elettriche, scese sui binari dal lato sbagliato

Operaio morì falciato dal treno  Prosciolti i datori di lavoro

Operaio morì falciato dal treno Prosciolti i datori di lavoro

All’alba del 23 novembre 2018 morì sui binari, falciato da un treno in corsa, al termine di un turno notturno trascorso a riparare le linee elettriche della ferrovia. Ieri i presunti responsabili dell’infortunio costato la vita a Nicola Di Sanzo, originario di Rotonda (Potenza), 35 anni, marito e padre di un bimbo di due anni, sono stati tutti prosciolti. Si trattava dei datori di lavoro della vittima, ovvero Luca Cavicchioli, delegato alla sicurezza per le linee ferroviarie della regione Lombardia di Rfi, la società committente della riparazione delle linee elettriche ferroviarie; Edoardo Rossi, amministratore unico di Gcf, Generale costruzioni ferroviarie spa, società appaltatrice, e Nicola Sciarra, coordinatore della sicurezza. Gli imputati, al processo in abbreviato, rispondevano di omicidio colposo aggravato dalla violazione delle norme di prevenzione degli infortuni. Stando alla ricostruzione accusatoria originaria non avrebbero infatti impedito un evento "che avevano l’obbligo giuridico di evitare". Agente di scorta di Rfi, Di Sanzo quella mattina alle 5 si trovava su un convoglio di carrelli alle porte di Brescia quando in via Violino di Sotto scese dal mezzo sui binari dal lato sbagliato finendo schiacciato da un Regionale in corsa per Sesto San Giovanni. Nessuno se ne accorse, nemmeno il macchinista che proseguì la corsa. Si riteneva che gli imputati avessero sottovalutato le interferenze tra circolazione dei treni e i lavori di manutenzione, e la procura ipotizzava non avessero elaborato adeguate misure preventive. Alla ricomposizione del convoglio usato per la riparazione li si accusava di non aver previsto alcuna procedura, lasciando la scorta priva di indicazioni, affinché il carrello di trazione venisse sempre posizionato in coda o in testa al convoglio e non al centro come invece avvenne, in modo da evitare la discesa (attività pericolosa a binari attivi). Al contrario per la difesa i tre, che hanno già risarcito la moglie, il figlio, i genitori e il fratello di Di Sanzo - rappresentati dall’avvocato Carlo Bonifacio, che ha ritirato la costituzione di parte civile - diedero indicazioni corrette e seguirono le procedure previste. In seguito ai risarcimenti andati a buon fine ieri anche il pm si è risolto a chiedere il proscioglimento. E il gup, Gaia Sorrentino, l’ha disposto per tutti. Beatrice Raspa