La tragedia di Bubacarr "Nessun avviso di pericolo"

Presentato un esposto in procura sul caso del giovane annegato a Lecco Trezzi accusa: "I cartelli sono apparsi solo dopo la sua morte"

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Daniele De Salvo

LECCO

Giustizia per Bubacarr Darboe, il giovane profugo di 18 anni del Gambia che il 19 luglio scorso è affogato nelle acque del lago di Como alla Malpensata di Lecco. Lì non si può fare il bagno, però Bubacarr, approdato in città solo la sera prima, ospite degli operatori della Caritas che gestiscono la Casa della Carità, non poteva saperlo: non c’era alcun cartello di divieto né di avvertimento a metterlo in guardia.

Le indicazioni che invece ora campeggiano a chiari lettere e simboli sono state affisse solo dopo; quelle che c’erano prima erano state strappate, senza che tuttavia dal Comune qualcuno avesse provveduto a ripristinarle. A chiedere giustizia per Bubacarr, sopravvissuto ad viaggio di mesi dal suo Paese d’origine attraverso Mali, Sahara in Algeria e Tunisia, e scampato alla traversata del Mediterraneo per sbarcare a Lampedusa, per poi morire annegato nel Lario, è Paolo Trezzi, 53 anni, attivista per la legalità e i diritti umani. L’altro giorno ha presentato un esposto ai magistrati della Procura della Repubblica di Lecco. Secondo lui la morte di Bubacarr non è stata una tragica fatalità: solo un paio di mesi prima, il 5 maggio, il sindaco di Lecco Mauro Gattinoni aveva firmato un’ordinanza di divieto di balneazione alla Malpensata per mancanza delle condizioni di sicurezza, sia per l’accesso alla spiaggia, sia per il fondale. "Ho depositato l’esposto denuncia non per demagogia, ma per etica pubblica, affinché gli organi competenti possano eseguire gli opportuni accertamenti e valutare la sussistenza di eventuali profili penalmente rilevanti – spiega Paolo Trezzi -. Un esposto denuncia è un metodo di cittadinanza attiva, per interpellare la Procura per chiedere quelle risposte forse ancora inevase sulla verifica della concreta applicazione dei provvedimenti amministrativi. È un esposto anche con fini risarcitori alla famiglia, anche se risarcitorio per una morte nulla potrà mai esserlo". Bubacarr era l’ultimo di sei fratelli. "Ho presentato l’esposto perché è più importante essere giusti che buoni – prosegue Paolo Trezzi – e per provare ad avere giustizia se non c’è ancora stata o quantomeno provare a chiederla".