
Una bella immagine di Marcella Bonfanti
Lecco, 24 dicembre 2015 - Li conosceva bene entrambi, pochi giorni prima della tragedia avevano cenato insieme a casa sua proprio per parlare del Bernina e di quella scalata sul canale Lenatti, una massiccia colata di ghiaccio alta quasi mezzo chilometro, che per loro purtroppo si è rivelata fatale. Alex Torricini, 42 anni, gestore del rifugio Brioschi in Grigna, è stato uno dei prima a sapere della sorte riservata a Marcella Bonfanti e del comasco Gian Angelo Franchina, 43 anni di Lecco lei, 46 di Alzate Brianza lui, morti domenica dopo un salto nel vuoto di quasi duecento metri. «Con Gian Angelo ho scalato la Cassin sulla nord est al Badile ad agosto il giorno del suo compleanno – ricorda – Marcella era sempre al Brioschi, con la sua brioscina e il suo sorriso. Solo pochi giorni fa erano stati a cena da me, tutti insieme a parlare di Bernina e di montagne con la voglia e la curiosità di vedere cosa c’è in alto».
I due avevano cominciato da poco a frequentarsi, una scelta non facile, al termine di storie sofferte, le cui cicatrici non si erano ancora rimarginate, l’alpinismo per entrambi è stata quasi una metafora della loro esistenza. «Ho conosciuto nel profondo in questi ultimi anni l’animo e le vicissitudini di vita di chi ci ha lasciato e forse le ragioni dell’amore per l’effimero stanno dentro ciascuno di essi – li commemora l’amico -. Perché l’emozione di raggiungere una cima, o affrontare un canale o una via o scalare una montagna è come il ricordo: in breve tempo muta o si esaurisce e così ti ritrovi a scalare un altra montagna a fare un altro canale o arrampicare un altra via. Sempre e comunque ci si riprova. Si riprova a catturare quell’attimo, quell’emozione che sfugge, che scivola via».
Ma il pensiero e l’affetto va anche ai due figli della lecchese e ai due del comasco. Anche loro, come tutti gli altri, solo martedì mattina hanno realizzato che qualcosa non andava, la mamma e il papà sarebbero dovuti rientrare domenica, ma per le strane vicissitudini di ogni esistenza nessuno inizialmente si è accorto della loro assenza. «Che possiate ricordare, apprezzare e amare la passione dei genitori per la montagna. Sarà dura, molto dura ragazzi, ma siate forti...mi dispiace tantissimo», li esorta l’amico dei genitori. Intanto non è ancora chiaro cosa sia avvenuto. I soccorritori che hanno recuperato i corpi della coppia riferiscono che erano legati insieme. Forse i chiodi e le viti a cui erano assicurati con una corda non hanno retto a una caduta, oppure semplicemente procedevano in conserva, uno attaccato all’altra ma non ancorati alla parete perché avevano superato il tratto più difficile.