Case gratis per i medici che scelgono Merate

È la proposta dem per convincere i camici bianchi a lavorare nella sanità pubblica evitando la privatizzazione dei reparti d’emergenza

L'ospedale di Merate

L'ospedale di Merate

Merate (Lecco) -  Case e incentivi abitativi per i camici bianchi che scelgono di lavorare al Pronto soccorso dell’ospedale di Merate, ma non solo. È la proposta del consigliere regionale e del parlamentare dem Raffaele Straniero e Gian Mario Fragomeli per convincere i medici a lavorare nella sanità pubblica ed evitare la privatizzazione dei reparti di emergenza, come invece sta succedendo al San Leopoldo Mandic di Merate. «Certi posti vanno resi attrattivi – spiegano – magari con incentivi abitativi rivolti ai medici, soprattutto giovani e specializzandi". Sono pochi infatti a voler lavorare nei Pronto soccorso degli ospedali di provincia, come quello di Merate: gli specialisti scarseggiano e sono molto richiesti, ai bandi per reclutare rinforzi non partecipa quasi nessuno, chi riceve offerte più allettanti se ne va e coloro che restano sono costretti a tappare i buchi, almeno fino a quando resistono e non trovano anche loro un altro posto. Le inevitabili assenze per malattie, maternità e paternità aggravano ulteriormente la situazione.

Per continuare a garantire il servizio h24 il primario Giovanni Buonocore, appena rinnovato per altri cinque anni, in mancanza di alternative è stato così costretto a chiedere di ricorrere a “mercenari“. Sono stati assoldati dottori della “Med right“, srl di Milano. I loro servigi costano parecchio: quasi mezzo milione per 5.160 ore di lavoro in 430 turni da 12 ore, cioè più di mille euro lordi a turno. Nessuno dei colleghi della sanità pubblica incassa tanto, una disparità di trattamento che sta provocando ulteriori malumori in corsia e determinerà probabilmente altre defezioni. "Il privato pervaderà tutto il pubblico – profetizzano i due esponenti istituzionali del Pd – Succede al Pronto soccorso dell’ospedale di Merate ma potrebbe essere la prima di una lunga serie di situazioni di questo genere".

Sta già accadendo anche nei reparti di Ortopedia sempre degli ospedali lecchesi con l’assistenza infermieristica appaltata a infermieri di un’altra società privata. "I Pronto soccorso rappresentano un punto essenziale nell’assistenza sanitaria, richiedono competenze proprie delle procedure di urgenza e una formazione specifica per quella funzione – avvertono inoltre il consigliere regionale e il deputato – Requisiti che non si ha la certezza siano garantiti reclutando medici non specializzati appunto. In assenza di programmazione il privato sarà sempre in competizione con il pubblico e non in sinergia. Il rapporto con il privato non va certo demonizzato, ma ha delle dannose storture che indeboliscono sempre più la nostra sanità pubblica, creando un sistema iniquo che finisce per danneggiare i cittadini più fragili". 

Ma che fare per bloccare l’emorragia di medici di Pronto soccorso ed effettuare una trasfusione dalla sanità privata a quella pubblica? "Vanno resi attrattivi certi siti", il suggerimento dei due democratici. Magari trovando e in parte pagando casa per loro e le loro famiglie, in modo che non scappino o non scelgano altre strutture.