Meno di mille euro ai sicari di padre Fausto

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Cinquantamila peso filippini. Meno di mille euro: è il prezzo della vita, anzi della morte, di padre Fausto Tentorio, il missionario del Pime originario di Santa Maria Hoè che la mattina del 17 ottobre 2011 è stato crivellato con 10 proiettili a frammentazione e ucciso fuori dalla sua parrocchia di Arakan, provincia di Cotabato, isola di Mindanao, cittadina di 40mila abitanti di Mindanao, la seconda isola più grande delle Filippine. A rivelare quanto hanno incassato in anticipo i killer che hanno ucciso il religioso è stato Danilo Bayawan, un ex combattente di 46 anni del gruppo paramilitare Bagani Special Force, i cui miliziani affiancano i soldati dell’esercito regolare per contro i guerriglieri maoisti del New People’s Army. Il muro di terrore e omertà si sta infatti sgretolando, i testimoni cominciano a parlare e la verità su quanti hanno complottato per uccidere padre Pops, su chi ha premuto il grilletto e perché sembra più vicina. Anche lui era stato contattato per far parte del commando di sicari, ma conosceva padre Fausto, lo stimava perché aveva aiutato tanti manobo come lui, che sono gli indigeni del posto, e fu uno dei pochi che si oppose all’assassinio. "Gli altri miei compagni lo volevano morto perché dicevano che sosteneva i terroristi del New People’s Army", ha raccontato il 46enne durante una delle udienze del processo in corso al tribunale di Kidapawan. Ha rivelato che avrebbe dovuto essere ucciso in un’imboscata un paio di giorni prima, durante il viaggio di ritorno verso la sua parrocchia: "Le armi erano pronte, le avrebbero dovute fornire i militari. Avrebbero dovuto sbarazzarsi di lui quando sarebbe passato attraverso il loro accampamento. Il piano saltò perché gli agenti della Polizia nazionale hanno poi confiscato ai soldati due sacchi con le armi per l’agguato. L’ordine era chiaro: in caso di insuccesso padre Fausto doveva essere trovato ed eliminato". È così è stato. Daniele De Salvo