Medicina riabilitativa trasferita al Mandic Personale “in affitto“

Era l’ultimo reparto rimasto aperto all’Umberto I di Bellano

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di Daniele De Salvo

L’ospedale di Bellano è stato trasferito a Merate. Ha aperto i battenti al San Leopoldo Mandic il reparto di Medicina riabilitativa, che prima era all’Umberto I di Bellano. Nessun avviso, nessuna comunicazione ufficiale né ai pazienti né agli operatori sanitari, tanto meno agli amministratori locali e ai cittadini. "Si comunica che a far data dal lunedì 2 gennaio viene aperta l’area di degenza di Riabilitazione specialistica neurologica e ortopedica, dotata di 13 posti letto, al 3° piano del Padiglione Villa".

Questo l’unico “dispaccio“ diramato dalla direttrice sanitaria del presidio meratese, Valentina Bettamio. La location è quella dell’ex reparto di Medicina B. Infermieri, Oss e altri operatori non medici per assistere i pazienti sono stati reclutati tra i dipendenti e i professionisti di una società esterna, la HCM, che ha già in appalto gli infermieri di altri reparti, sebbene non si riesca a trovarne traccia tra determine e delibere pubblicate sul sito di difficile consultazione dell’Asst di Lecco. Sebbene si tratti di una riabilitazione neurologica e ortopedica, risulta che la guardia attiva in caso di emergenza è affidata ad anestesisti e cardiologi perché ortopedici e neurologi del San Leopoldo Mandic non sono in servizio h 24.

"Sono stati avvisati ieri per oggi", denuncia il sindacalista della Rsu Francesco Scorzelli, che punta il dito pure contro la privatizzazione di settori della sanità pubblica provinciale e ipotizza una denuncia per "sospetta somministrazione illecita di manodopera". Interpellati, i vertici dell’Azienda sociosanitaria di Lecco cui fanno capo Umberto I e San Leopoldo Mandic, non rispondono. Intanto si associano pure i sindacalisti della Funzione pubblica della Cgil: "Ennesima, preoccupante esternalizzazione maturata nella gestione dei servizi pubblici sanitari". A Bellano tra l’altro non resta praticamente più nulla di ospedaliero, se non l’appellativo di Ospedale di Comunità, perché la Medicina riabilitativa era l’unico e ultimo reparto rimasto.