
L'impacchettamento del taleggio
Pasturo, 10 febbraio 2017 - Le grotte scavate nelle viscere della Grigna dove ancora stagionano (a una temperatura costante di cinque gradi) le forme di formaggio come si faceva una volta. Ma anche le sofisticatissime macchine del confezionamento flow-pack, che hanno consentito di abbattere dell’80% l’utilizzo della plastica nel solco della green economy. Le sapienti mani che come un tempo impacchettano a una a una le forme di taleggio nei modernissimi locali dello stabilimento di Pasturo ultimato nel 2004 dopo dieci anni di restyling.
Tradizione e innovazione corrono a braccetto alla «Emilio Mauri spa» di Pasturo, dove ieri è arrivato in visita ufficiale il presidente di Federconsumatori, Luigi Scordamaglia, per la seconda tappa di «Apertamente», il tour che per il sesto anno apre al pubblico le industrie alimentari d’Italia, primo settore d’Italia con 135 miliardi di fatturato. E tra i marchi «doc» della tradizione casearia senza dubbio c’è la «Mauri» che dal 1920 è sinonimo di qualità e gusto del buon formaggio lombardo. È toccato a Emilio Minuzzo, 25 anni e pronipote del fondatore, svelare i segreti di un’azienda che oggi fattura 30 milioni di euro (di cui il 30% nei trenta Paesi dove è presente), dà lavoro a un centinaio di dipendenti, impiegati qui e nello stabilimento di Treviglio da dove ogni giorno arrivano 170mila litri di latte per essere trasformato in taleggio, quartirolo, gorgonzola (che sta avendo un vero boom più negli ultimi tempi) e i caprini di latte vaccino ma anche di capre.
«Ogni anno cechiamo di accogliere il maggior numero di visitatori nel nostro stabilimento - afferma l’ad Nicoletta Merlo - per fare in modo che tutti dai più grandi ai più piccoli si appassionino a questo mondo, che per noi è una passione da 100 anni». E il primo a rimanere a bocca aperta di fronte a questo mix di innovazione e tradizione è stato lo stesso presidente Scordamaglia.