
CASTEGNATO (Brescia)
di Beatrice Raspa
Ha massacrato la ex, Elena Casanova, a martellate. Sulla capacità di intendere e di volere di Ezio Galesi ora si pronuncerà un perito, lo psichiatra Giacomo Filippini. Lo ha deciso ieri la Corte d’Assise al termine della prima udienza del processo all’operaio 60enne di Castegnato in carcere dall’autunno 2021 per omicidio pluriaggravato, porto abusivo di oggetti atti a offendere e calunnia. Ieri – presente l’imputato, seduto accanto al difensore Oscar Bresciani – si è aperto il dibattimento, subito entrato nel vivo con la deposizione dei primi testi dell’accusa, tra i quali carabinieri, un vicino di casa e il medico legale.
A sua volta operaia, madre di una figlia – parte civile – Elena aveva conosciuto il suo assassino cinque anni prima di morire. La coppia aveva condiviso qualche viaggio e uscita, poi la storia si era spezzata. La sera del 20 ottobre poco dopo le 19 Galesi ha atteso la donna sotto casa, in via Fiorita, e quando l’ha vista rientrare in auto ha preso a martellate il tettuccio, ha fracassato un finestrino, l’ha estratta dall’abitacolo e le ha sfondato la testa.
"L’ha colpita almeno 16 volte – ha riferito il medico legale Daniela Ruffini, incaricata dal pm Carlo Pappalardo dell’autopsia – La lesione principale sul cuoio capelluto era di 15x10 centimetri, frutto di un meccanismo lesivo insistente. Ha agonizzato una decina di minuti e cercato disperatamente di difendersi". Il carabiniere Antonio Milone ha riferito di avere trovato l’operaio accanto al corpo. "Sono stato io, arrestatemi". E al vicino, Stefano Alberghetti, Galesi avrebbe dichiarato in dialetto: "Avevo detto che l’avrei fatto. Ora chiama i carabinieri".
Stando alla ricostruzione accusatoria, dopo la fine della storia l’imputato per un periodo aveva pressato, seguito e minacciato Elena, arrivando a calunniarla. Il maresciallo dei carabinieri Mauro Carone ha ricostruito i movimenti di Galesi la sera dell’omicidio, che lasciano intuire un pedinamento. Bevuto un pirlo al bar alle 18,30, il 50enne transita davanti a casa della ex alle 18,39. La sua auto incrocia quella di lei più volte sulla strada tra Castegnato e Brescia, finché alle 18,55 si ferma in piazza Dante, a 300 metri da casa sua, dove sale per poi ridiscendere con in mano un martello. "Ho avuto un raptus" si era difeso nell’immediatezza dei fatti. Ragione per cui la difesa – che non ha portato testi a discarico – ha sollecitato una valutazione psichiatrica. La Corte l’ha accolta "per estremo scrupolo e tenuto conto della povertà degli elementi difensivi".