DANIELE DE SALVO
Cronaca

Margherita Hack all’Osservatorio di Merate e l’inizio della sua carriera di astrofisica

La signora delle stelle era approdata in provincia di Lecco per ragioni personali e professionali. Qui scrisse pagine importantissime per l’astronomia

L'astrofisica Margherita Hack, morta il 29 giugno 2013

L'astrofisica Margherita Hack, morta il 29 giugno 2013

Merate (Lecco), 6 marzo 2024 – Non c'è più da 10 anni e da quando aveva lavorato per due lustri all'Osservatorio di Merate ne sono trascorsi ormai 60. A distanza di così tanto tempo, Margherita delle stelle si è presa però la sua vendetta contro i colleghi maschilisti di provincia dell'epoca.

Margherita delle stelle

Nel film in onda ieri sera su Rai 1 dedicato a Margherita Hack, scomparsa nell'estate del 2013 all'età di 91 anni, liberamente tratto da sui libro autobiografico “Nove vite come i gatti”, non ci fanno infatti propriamente una gran bella figura. Non è finzione né ricostruzione televisiva, perché era la stessa Margherita Hack a ricordare il periodo trascorso tra il 1954 e il 1964 alla specola brianzola, come una “pantomima”, peggio, un “deserto dei Tartari”.

E ancora: “Giravo il mondo e pubblicavo ricerche, mentre gli altri lì dentro per vedere il proprio nome da qualche parte avrebbero dovuto andare in tipografia e ordinare biglietti da visita. Non c’era nessuno stimolo, nessun confronto tra pari, il tempo passava senza portare con sé segni di cambiamento”. Oppure: “Le reazione alla mia venuta furono simili a quelle di un gatto quando arriva un altro gatto da fuori".

Il telescopio Zeiss

La signora delle stelle a Merate ci era approdata per scelta, sia personale, sia professionale: lì, a Merate, c'erano – e ci sono ancora – appartamenti a disposizione per i ricercatori e un uno spettrografo per la spettrografia stellare, che era il suo ambito. Lo spettrografo era montato sul telescopio riflettore Zeiss, costruito nel 1926, ma che resta un gioiello della tecnica. È costituito da uno specchio di 102 centimetri di diametro e una lunghezza focale di 5 metri. Era il più grande d'Europa. Venne installato dai tedeschi in conto riparazione danni di guerra, la Prima guerra mondiale. Doveva essere consegnato entro la fine del 1924, ma venne puntato al cielo per la prima volta il 20 settembre 1927. Funziona pure oggi e continua ad essere utilizzato, sebbene a scopo divulgativo piuttosto che scientifico.

L'Osservatorio di Merate

Almeno qualche aspetto di Merate, costruito tra il 1923 e il 1926, tuttavia alla giovane astrofisica, che poi sarebbe diventata una delle scienziate italiane più conosciute al mondo, non dispiaceva: il verde e le lunghe gite in bicicletta. Alcuni se la ricordano ancora mentre sfrecciava in sella alla sua bici per le strade del centro storico o gli sterrati di campagna con indosso una gonna corta che destava tanto scandalo.

Le piacevano anche “il grande parco ricco di alberi secolari, fra cui uno splendido cedro del libano”, che c'è ancora; oppure Diana, la lupa di uno dei custodi, che le faceva compagnia durante le lunghe e fredde notti invernali trascorse di osservazione al telescopio con sessioni che duravano fino a 6 o sette ore; o Smeraldina, una gatta dagli occhi di un verde intenso come il verde di uno smeraldo.

Margherita Hack a Merate

“Qui da noi fece intense ricerche di astrofisica stellare”, scrivono Ginevra Trinchieri e Stefano Sandrelli nel loro libro ‘L'Osservatorio astronomico di Brera nel XX secolo’, in cui dedicato alcune pagine proprio a Margherita Hack, e del resto non potrebbe essere altrimenti. Qui “pubblicò libri divulgatori e scrisse testi specialistici”.

Tra questi il rilevante Corso di fisica stellare. Nell'archivio e nella biblioteca ci sono alcuni dei suoi manoscritti. A Merate ebbe inoltre diversi allievi: Tamburini, Pasinetti, Faraggiana, tutti nomi molto noti tra gli addetti ai lavori. Alcuni provenivano dalla Turchia, come Gogkoz, Kendir, Aydin, Sema. Insomma, odio, ma anche tanto amore per Merate, che per Margherita Hack ha rappresentato comunque un periodo fondamentale, senza il quale, forse, non sarebbe diventata Margherita delle stelle.