Milano – In “Margherita delle stelle” Cristiana Capotondi è Margherita Hack, la scienziata che, con lo sguardo rivolto al cielo, viaggiava tra gli astri, seguendone la guida. Il 5 marzo, alle 21.30, su Rai1 (coproduzione Rai Fiction – Minerva Pictures e regia di Giulio Base), nel film, ispirato al libro autobiografico “Nove vite come i gatti” scritto da Margherita Hack insieme a Federico Taddia, si potrà assistere alla mirabile interpretazione dell’attrice, che presenterà il lato pubblico e privato, nonché le mille sfaccettature di un vero emblema di emancipazione. L’astrofisica, protagonista del passato e fulgido esempio per il futuro, è stata la prima donna a dirigere l’Osservatorio Astronomico di Trieste.
Come si è calata nei panni del personaggio?
"Documentandomi attraverso le interviste, le biografie, i suoi libri... Poi, con il regista e la sceneggiatrice, abbiamo raccontato un aspetto inedito della sua vita, non riportato sui social: come è diventata Margherita Hack, il rapporto con i genitori ed il marito, perno della sua vita…".
Cosa l’ha colpita maggiormente di Lei?
"La determinazione, la leggerezza, la capacità di farsi aiutare dagli altri. Infatti, aveva costruito molta parte della sua carriera con l’apporto del marito e grazie alla formazione ricevuta dai genitori, che l’avevano educata alla libertà in modo totalmente antitetico rispetto allo spirito del tempo".
Vi accomuna qualcosa?
"Forse il senso di vita un po’ all’arrembaggio, con le maniche rimboccate ed il desiderio di costruire, migliorare e, poi, una spiccata autoironia".
Margherita Hack diceva: “…siamo tutti figli dell’evoluzione dell’universo, dell’evoluzione delle stelle, e quindi siamo davvero tutti fratelli”. Che ne pensa?
"E’ la risultanza dell’osservazione di un dato scientifico. Chiaramente non ne parlava in senso spirituale, che io considero, al contrario, fondamentale, per cui sono assolutamente convinta che siamo tutti fratelli".
Dalla scienziata si evincono anticonformismo, desiderio di libertà. Cosa aggiungerebbe?
"Vitalità, energia, vivacità, gli aspetti che mi sono più piaciuti di Lei e il suo modo di stare al mondo molto semplice, puro, spontaneo".
Induceva i bambini a sognare in grande. Lei lo farà con sua figlia?
"Ci proverò. Margherita Hack portava tutti i bambini a sognare in grande, perché era un esempio di realizzazione, anche in un contesto molto difficile. Consegnava loro l’idea che ce l’avrebbero potuta fare, come lei, guardando le stelle con il nasino all’insù".
L’astrofisica ha trasformato il suo sogno in realtà. E’ importante sognare?
"Molto. Al sogno, però, bisogna associare la forza di capire se sia possibile realizzarlo e avviarsi nella giusta direzione".
Lei è una stella del cinema. A questo aspirava da bambina?
"No. Volevo solamente essere felice, indipendente, libera. Desideravo viaggiare, stare nella natura, conoscere le persone e diventare grande".
Com’era?
"Abbastanza vivace, curiosa, un po’ scalpitante".
E da adulta?
"Mi sono calmata un po’, dirottando la vivacità verso tanti interessi: sono un’imprenditrice del t erzo settore, ho realizzato cortometraggi, diretto documentari e presiedo una fondazione che si occupa anche di cultura. E’ la mia vita, arricchita pure dallo sport".
Differenze tra Roma e Milano.
"La metropoli lombarda è una città che spinge ad essere produttivi, veloci, concreti. Offre grandi opportunità e a chi viene da fuori induce ad assumerne i ritmi. Dispone di moltissime attività solidali. E’ rimasta una comunità, più piccola rispetto a Roma, meno dispersiva, più semplice ed anche un po’ più ingenua. La Capitale, invece, è stratificazione di millenni e millenni di complessità. Credo che sia il punto che racconta al meglio il machiavellico della nostra cultura".
Milano, la moda e le mode.
"È un luogo di bellezza, creatività, provocazione estetica. Vi è nata la moda, grazie anche alla stampa, che stimola i grandi designer a recarsi a Milano, un collettore di tendenze".