
Il pronto soccorso dell’ospedale San Leopoldo Mandic di Merate dove è accaduto l’episodio
Merate (Lecco) – Le sembrava pallido, ma di un pallido strano. “Ti senti bene?”, ha chiesto la dottoressa di turno al Pronto soccorso al barista che le consegnava il pranzo. “Non molto, sono un po’ affaticato, ma nulla di preoccupante”, ha risposto lui. “Secondo me è meglio se ti facciamo gli esami del sangue e un elettrocardiogramma”, ha replicato la dottoressa. Il barista non voleva, ma lei ha insistito e alla fine lui ha ceduto. Per fortuna, perché aveva un infarto in corso. Se la dottoressa non avesse ascoltato il proprio istinto, non gli avesse posto quella semplice domanda e non avesse insistito per visitarlo, probabilmente sarebbe morto nel giro di qualche ora.
Ad avere l’occhio clinico è Carmen Salvatore, 58 anni, 30 da medico, uno dei tanti vituperati gettonisti che prestano servizio al Pronto soccorso dell’ospedale San Leopoldo Mandic di Merate, per coprire i turni che i pochi colleghi strutturati altrimenti da soli non riuscirebbero a garantire, con il risultato che il reparto magari chiuderebbe o resterebbe aperto solo di giorno.
Chi le deve la vita è Alessandro, 51 anni, proprietario di un bar dove la dottoressa spesso ordina il pranzo, per lei e i colleghi in turno. Alessandro come al solito le ha portato di persona quanto ordinato. A lei, che ormai lo conosce, è bastata un’occhiata per accorgersi che no, la sua faccia non era affatto bella: pallida appunto, tra il grigiastro e l’olivastro. E poi il fiato corto e lo sguardo sofferente: “Non va bene”. “Ma no dai, solo un po’ di stanchezza, lo sai che sono sempre al lavoro”, la risposta di Ale, che voleva tornare nel suo bar. Per fortuna la dottoressa ha insistito e alla fine è riuscita a convincerlo. Ale è stato ricoverato d’urgenza, è ancora in Cardiologia, ma è fuori pericolo. Come ha fatto a riconoscere a occhio un possibile infarto in corso? “Trent’anni di esperienza varranno pur qualcosa – si limita a dire la dottoressa –: è il mio lavoro”.