Maltempo a Lecco, diga a rischio esondazione: il giallo della mancata comunicazione

Rischio Vajont: fango, detriti e sfollati. Ma i sindaci non hanno ricevuto la comunicazione. La Procura vuole vederci chiaro

I detriti hanno raggiunto i piani rialzati delle case

I detriti hanno raggiunto i piani rialzati delle case

Lecco, 16 giugno 2019 - Non si contano morti e non si registrano nemmeno feriti, il piano di emergenza ha funzionato e la fortuna ha aiutato parecchio. ;a mercoledì il Varrone carico di pioggia, fango e detriti avrebbe potuto trasformarsi in Vajont, la diga di Pagnona in quella della Sade e Dervio in una nuova Longarone.

Nessuno dei gestori dell’impianto ha infatti comunicato del potenziale disastro a nessuno, né ai sindaci dei paesi che avrebbero potuto essere completamente sommersi dalla piena, né ai vertici della Protezione civile regionale o provinciale, come invece prevedono le procedure d’emergenza. Avrebbero inviato semplicemente una mail di posta elettronica certificata a non si sa chi di preciso senza nemmeno accertarsi con una telefonata che qualcuno l’avesse letta ad alluvione ormai in corso, quando dal bordo dello sbarramento l’invaso stava già tracimando gonfiando ulteriormente il torrente che si è abbattuto a valle come uno tsunami. Inoltre hanno comunicato la revoca dell’ordinanza di evacuazione imposta dal prefetto michele formiglio ad emergenza in corso, puntando più a minimizzare la portata dell’evento che ad informare sulla reale situazione.

«Verificheremo tutto», promette ora il prefetto di Lecco che con i suoi più stretti collaboratori si è assunto la responsabilità delle sgombero di massa e che adesso ha anche imposto di rimuovere tutti gli alberi e i tronchi che ostruiscono il lago artificiale e gravano sulla diga. Sulla vicenda inoltre vogliono vederci chiaro pure i magistrati della Procura che hanno acquisito i primi documenti propedeutici ad una imminente inchiesta, mentre il ministro alle infrastrutture Danilo Toninelli pretende chiarimenti: «cChiediamo con urgenza una relazione sugli eventi e i danni riportati e di trasmettere le ricevute di consegna di messaggi di allertamento inviati o di motivare le ragioni delle mancate comunicazioni previste».

La diga di Pagnona è stata ricostruita nel 1923 per alimentare una centrale idroelettrica a Corenno da 51 gigawattora. Si trova a quasi 700 metri di quota, mezzo chilometro sopra Dervio. È alta poco meno di 19 metri e larga 58. Il volume totale è di settemila metri cubi, ma ha una capacità di serbatoio di 120mila metri cubi d’acqua. Attraverso i vari scarichi possono essere rilasciati fino a 100 metri cubi d’acqua al secondo, a cui però durante l’ondata di maltempo se ne sono aggiunti molti di più, non previsti e fuoriusciti dal bordo, come da un bicchiere troppo pieno. negli anni ‘80 l’opera, realizzata in muratura e malta, è stata restaurata e nel 2000 sottoposta a carotaggi e verifiche. In base ad un progetto compilato tra il 2006 e il 2011 avrebbe dovuto essere abbassata e la capacità di scarico quasi raddoppiata, da 100 a 170 metri cubi, tuttavia i disegni sono rimasti chiusi in un cassetto, come quelli relativi alla pulizia del fondo del bacino da detriti che ne occupano ormai il 20%, mentre di recente sono state concesse le autorizzazioni per alcuni intervenuti di rinforzo. Intanto a Dervio la situazione sta tornando lentamente alla normalità. Dove solo l’altro giorno c’erano terra ovunque i turisti stanno affollando la spiaggia del lago e facendo il bagno. A Premana come a Pagnona invece l’allerta resta, come i circa 200 sfollati, a causa di alcune frane in movimento che dovranno essere consolidate e del pericolo di crolli.