
di Daniele De Salvo
Non solo il rischio di infiltrazioni mafiose, ma anche il sospetto di dichiarazioni fiscali infedeli per Silea, la spa pubblica dei rifiuti in provincia di Lecco. Dopo l‘allontanamento dell‘ex responsabile dei servizi commerciali, sollevato dall‘incarico e licenziato per evitare il commissariamento o la serrata della società poiché ritenuto vicino agli ambienti della ‘ndrangheta lecchese, pur se incensurato, emerge un‘altra questione delicata.
La guardia di finanza a settembre ha contestato dichiarazioni infedeli sull‘Iva per 102mila euro nel 2016 e altri 165mila euro nel 2017, per operazioni ritenute soggettivamente inesistenti e dichiarazioni infedeli dell‘Irap per la presunta somministrazione irregolare di lavoro per valori non dichiarati di 469mila euro nel 2016 e 765mila nel 2017.
Gli accertamenti hanno riguardato soprattutto Seruso, società di diritto privato di Verderio controllata al 64,45% da Silea per il trattamento della frazione riciclabile. Risulta inoltre una vertenza con le Dogane con la richiesta di circa 600mila euro tra sanzione e mancato pagamento delle accise sulla produzione di energia elettrica.
Sul rischio sia della cancellazione dalla White list - l‘elenco, istituito in ogni prefettura, delle imprese che lavorano nei settori ad alto rischio di infiltrazione mafiosa per certificare che siano società pulite e di cui è in corso l‘istruttoria per il rinnovo annuale - sia di un‘interdittiva antimafia che avrebbe decretato la chiusura della società, nessuno parla tra i soci più importanti, cioè i sindaci dei Comuni più grandi che detengono le quote più numerose di Silea, poiché la vicenda risale all‘anno scorso e la considerano chiusa.
"È inquietante che, a distanza di un anno esatto da quando le vicende sono note presso la società pubblica, nessuno dall’interno di Silea abbia sollevato il problema – commenta Roberto Fumagalli, presidente del Circolo Ambiente Ilaria Alpi, unica parte civile costituitasi al processo per traffico illecito di rifiuti nel crac Perego strade nell‘ambito dell‘inchiesta antimafia Infinito –. Vogliamo capire se la presenza del dipendente ritenuto vicino alla ‘ndrangheta locale abbia inficiato alcuni avvenimenti, come quelli relativi all’inchiesta di Brescia sui traffici di rifiuti tra Lombardia e Sud, o altre vicende sulla gestione dello smaltimento dei rifiuti da parte di Silea. Queste risposte o rassicurazioni le vogliamo avere anzitutto dalle istituzioni preposte. Le dovrebbero chiedere non noi, ma i sindaci che sono i soci di Silea. Pretendiamo chiarezza. E magari anche qualche dimissione “postuma“, fosse anche solo per dignità personale".