L’ex assessore resta in carcere "Spregiudicatezza criminale"

Le motiviazioni del Tribunale del Riesame che ha rigettato la richiesta per Claudio Ferrari

L’ex assessore resta in carcere  "Spregiudicatezza criminale"

L’ex assessore resta in carcere "Spregiudicatezza criminale"

di Paola Pioppi

Una posizione di "assoluta preminenza, quale ideatore e pianificatore, nell’ambito di un meccanismo illecito ramificato sistematico, nel quale Ferrari ha saputo muoversi con professionalità e disinvoltura". Il Tribunale del Riesame di Milano, ha depositato le motivazioni che hanno spinto i giudici ha rigettare la richiesta di scarcerazione per Claudio Ferrari, 54 anni, residente a Vacallo, professionista con alle spalle molteplici incarichi nel settore pubblico: ex assessore all’Ambiente ed Ecologia di Cantù, fino al 2012, membro della Commissione Paesaggio del Comune di Como dal 2018 al 2021 e successivamente membro della stessa commissione a Campione d’Italia. Nell’indagine coordinata dal sostituto procuratore Antonia Pavan, è finito con l’accusa di aver generato e fatto parte di un giro di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, e di bancarotta fraudolenta di società del settore immobiliare. Nel provvedimento, depositato dai legali di Ferrari Davide Giudici e Paolo Santarelli, e rigettato il 15 marzo, i giudici attribuiscono all’indagato di avere "concretamente dimostrato un’attitudine e una spregiudicatezza criminale non comuni nel manovrare prestanomi e collaboratori per un notevole periodo di tempo, con il costante asservimento di strutture sociali e schemi negoziali complessi, per celare la reale natura dei trasferimenti di denaro verso soggetti e società a lui riferibili". Per questi motivi, "permangono i presupposti per l’applicazione della massima misura custodiale", vale a dire il carcere.

"Il sistema illecito di cui era l’assoluto e indiscusso dominus – prosegue la motivazione – ha garantito ai correi la realizzazione di profitti decisamente imponenti, con rilevantissimi danni per l’Erario, e gravi dissesti per le società interessate". Rispetto a 18 società a lui riferibili, precisano i giudici, cinque sono fallite.

Ma anche la rinuncia alla carica di amministratore, può risultare rilevante nel far venir meno il pericolo delle sue condotte, così come la "compromissione della sua reputazione" di fronte al settore in cui operava, in quanto "ha dimostrato di saper abilmente schermare la propria persona per mezzo di teste di legno compiacenti e società create a tal fine", a cui si aggiunge il fatto che "i contatti maturati nell’ambiente politico e professionale, eventualmente utili a costruire nuove operazioni immobiliari. Non si sono certamente dissolti in pochi mesi di carcerazione, e possono facilmente essere rivitalizzati, considerando la lauta prospettiva di guadagno garantita da quelle operazioni".