Lecco, viabilità ferma a Manzoni. Ma gli abitanti sono triplicati ed è boom di turisti

Automobilisti e camionisti, per non restare in coda, si riversano nelle vie del centro: è come se il traffico di un’autostrada venisse incanalato nei veicoli di un paese

L’ingresso di Lecco dal Terzo Ponte della Statale 36 è spesso congestionato

L’ingresso di Lecco dal Terzo Ponte della Statale 36 è spesso congestionato

Da una parte quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno; dall’altra i due monti contigui, uno detto di San Martino, l’altro il Resegone. In mezzo tre grossi torrenti. Non è cambiata poi molto Lecco dai tempi dei Promessi sposi, sebbene da gran borgo sia diventata città e alle ville e ai casali descritti da Alessandro Manzoni si sono aggiunti condomini, palazzi, capannoni industriali e centri commerciali. Le strade e stradette, più o men ripide o piane, sono invece pressoché rimaste le stesse di quando le calcavano Renzo e Lucia, a parte che al posto dei ciottoli che facevano d’inciampo a don Abbondio è stato steso un nastro d’asfalto.

La principale arteria che collegava Milano alla Valle Spluga passando da Lecco ricalca del resto la via Aurea, una strada consolare romana costruita nel I secolo, ben prima della sera del 7 novembre dell’anno 1628. Il Ponte Vecchio, che congiunge le due rive nel punto in cui il lago cessa e l’Adda ricomincia, risale invece al Medioevo, mentre il lungolago era la parte iniziale della carrozzabile militare lacustre cominciata nel 1825, all’epoca del Sommo. Solo la Lecco–Bergamo, l’attuale Statale 36 e la nuova Lecco–Ballabio che dal capoluogo sale verso la Valsassina, il Ponte Nuovo e poche altre direttrici sono recenti. Dal periodo dei Promessi sposi prima e di don Lisander poi, gli abitanti sono però triplicati, la città specie nei fine settimana è invasa e attraversata da turisti e, al posto di cavalli e carrozze, i lecchesi hanno un parco veicoli di circa 40mila mezzi.

Auto e camion in circolazione sono però molti di di più: fino a 75mila al giorno sul Terzo Ponte della 36 con picchi di 6mila nelle ore di punta; 10mila sulla Diramazione per la Valsassina; 22mila in corso Bergamo; 12mila vicino all’ospedale; 25mila sul Ponte Nuovo John Fitzgerald Kennedy; 8mila sul lungolago; 9mila sulla Sp 62, la vecchia Lecco–Ballabio. Basta un incidente lungo una delle principali direttrici per bloccare il traffico e paralizzare l’intera città. E di incidenti a Lecco capitano spesso, più di uno al giorno: l’anno scorso gli agenti della Polizia locale ne hanno rilevati 412, senza calcolare quindi le decine successi in Superstrada nel tratto che corre nel territorio cittadino.

Sono proprio questi ultimi a provocare i maggiori problemi, perché automobilisti e camionisti, per non restare in coda, si riversano nelle vie del centro: è come se il traffico di un’autostrada venisse incanalato nei veicoli di un paese. Oltre agli incidenti ci sono poi altri imprevisti all’ordine del giorno: veicoli in panne, cantieri, allagamenti e dissesti, come la frana alla vigilia di Ferragosto sulla 36 o a dicembre sulla nuova Lecco–Ballabio, entrambe alle porte di Lecco. In vista della Olimpiadi invernali del 2026, che si svolgeranno in parte in Valtellina, è prevista la costruzione di un Quarto Ponte della Superstrada, accanto al Terzo Ponte. Permetterà di rendere più fluido il traffico di attraversamento della città e di non dirottarlo più in centro in caso di problemi.

Attualmente tuttavia è prevista una sola corsia in entrata a Lecco, non in uscita, per lasciare posto a una pista ciclabile. Il sindaco Mauro Gattinoni e i consiglieri della sua maggioranza di centrosinistra chiedono che il progetto venga integrato con una corsia in uscita da Lecco. Le loro sembravano voci solitarie, ma al coro si sono uniti dalle fila di Fratelli d’Italia il consigliere regionale Giacomo Zamperini e il consigliere provinciale Fabio Mastroberardino e comunale Filippo Boscagli. "Imprenditori e lavoratori hanno chiesto di modificare il progetto e rendere a doppio senso il nuovo ponte, investendo sulla scelta di fluidità del traffico sia in entrata che in uscita, tanto più in situazioni emergenziali – spiegano -. Ci uniamo all’appello e sosteniamo convintamente la necessità di un doppio senso di marcia". Il tempo stringe, i politici devono scegliere in fretta perché sono ad un bivio, come la strada imboccata dal curato di quelle terre che dopo la voltata correva diritta e poi si divideva in due viottole, a foggia d’un ipsilon.